GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

Il guado genera un azzurro speranza per il turismo della provincia

Dopo il convegno su storia e recupero fatto giorni fa, Alessandra Ubaldi fa il punto sullo stato dell’arte

Il guado genera un azzurro speranza per il turismo della provincia

Il guado è sempre più lanciato verso un ritorno che potrebbe rendergli giustizia, dopo circa quattrocento anni di oblìo. Un convegno tenutosi a Urbino qualche giorno fa ha puntato i riflettori sulla pianta usata anticamente per ottenere il colore blu e caduta poi in disgrazia con l’arrivo dell’indaco. Ne abbiamo parlato con Alessandra Ubaldi, la riscopritrice urbinate del guado, tra i relatori dell’incontro.

Perché un convegno?

"Lo spunto è nato da Pesaro 2024, che con le sue opportunità ha stimolato delle riflessioni in alcuni comuni come Pergola, Borgo Pace, e Urbino stessa. L’obiettivo è fare del guado una base per itinerari turistici".

Come “visitare“ il guado?

"Le macine, uniche testimoni di quel mondo giunte fino a noi, che servivano per ridurre in pasta le foglie, sono oltre 60, sparse da Frontino a Piobbico, da Mercatello a Apecchio. Si potrebbe costruire un itinerario che tocchi quelle visibili al pubblico. A Piobbico si trovano nella piazza, a Lamoli davanti al museo dei colori, a Carpegna alla pieve; solo per citarne alcune".

In che stato sono?

"Non ottimale. Innanzitutto mancano pannelli esplicativi. Spesso i proprietari o chi le cura non sa nemmeno cosa siano, o le confonde con quelle da grano o olio. Spesso sono da ripulire per evidenziare le scanalature che le contraddistinguono".

E la pianta?

"Ci sono luoghi pubblici, come il museo dei colori di Lamoli, o privati come la mia attività in via Santa Chiara a Urbino, che già ne raccontano la storia. E ci sono anche delle zone, ad esempio vicino a Piobbico, dove è possibile vedere il guado in fiore a maggio".

Insomma, il guado potrebbe muovere turismo.

"Certo, tutti quelli che capitano da me, anche per caso, ne rimangono molto affascinati. E un tessuto tinto di guado è un souvenir che piace, dura nel tempo, è sostenibile e di qualità".

Potrebbe inflazionarsi?

"Se raccontato male, sì. Spero che non accada, io ce la metto tutta a spiegare correttamente la sua storia. Ad esempio l’uso nell’arte è vero, ma in piccola parte. Spesso si sente dire “È il blu di Raffaello e Piero della Francesca“. Non è così: venne usato solo da alcuni miniaturisti e in velature di affreschi".

Un turismo del guado è possibile?

"Certo. Un turismo lento, affascinante e sostenibile. E azzurro".