Il meteo che verrà in città: un libro per scoprirlo

L’Università presenta domani il volume curato dall’Osservatorio. Il testo prende spunto dal “Barometro del Serpieri“ pubblicato sul Carlino

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Sarà presentato domani alle ore 17, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università, il volume “Il tempo che è e il tempo che sarà“. Dopo Umberto Giostra, direttore dell’Osservatorio Meteorologico Alessandro Serpieri, Giovanni Lani, redattore de “il Resto del Carlino“, Maurizio Maugeri, del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, Andrea Carosi, di “Climate Alliance“ interverranno i curatori del volume Cesarino Balsamini e Piero Paolucci. Il volume riprende gli articoli pubblicati sul Carlino per la rubrica “il Barometro del Serpieri“.

Paolucci di cosa tratta il libro?

"Nella prima sezione il professor Maugeri dell’Università di Milano, tra i più importanti climatologi italiani, ci invita attraverso un web tool a misurare il nostro personale contributo ai cambiamenti climatici, sollecitando comportamenti più virtuosi. Andrea Carosi ha invece curato, nell’ambito del progetto europeo Life Sec Adapt su incarico del Comune di Urbino, un’analisi delle proiezioni climatiche future ipotizzando diversi scenari per il clima di Urbino, partendo da 50 anni di dati della serie storica del nostro Osservatorio. Infine un prezioso articolo di Padre Serpieri del 1863 dove lo scienziato delinea le caratteristiche degli inverni locali formulandone alcune Leggi. Il nostro lavoro è stato quello di applicare queste leggi agli ultimi 80 anni di dati raccolti. La seconda sezione è dedicata alla rubrica mensile del Carlino “il Barometro del Serpieri“".

Una rubrica che in omaggio a Serpieri coniuga antichi detti popolari con i dati scientifici. C’era del vero in motti tipo "cielo a pecorelle, acqua a catinelle"?

"I detti popolari, basati su esperienze di generazioni, hanno un fondo di verità: saper leggere i segnali della natura poteva significare la sopravvivenza fin dalla notte dei tempi. Ovviamente la meteorologia e la climatologia sono altra cosa".

Sono stati registrati cambiamenti climatici importanti anche per Urbino?

"Il clima di un luogo ha bisogno di almeno 30 anni di dati per essere definito, la rubrica è nata circa 10 anni fa sull’onda d’interesse per l’ormai mitico Nevone del 2012, sicuramente il fenomeno più estremo di questo periodo. Ma le eccezioni non delineano il clima anzi, nelle valutazioni generali per stabilire i caratteri climatici di un luogo sono i primi ad essere scartati, come diceva un vecchio spot: via la testa, via la coda, solo il cuore".

L’Osservatorio Serpieri è un patrimonio prezioso per la città e per il panorama nazionale: cosa lo rende unico?

"Ne parliamo nella terza sezione: il problema principale degli Osservatori storici è l’antropizzazione. Negli ultimi due secoli le città sono cresciute a dismisura andando ad alterare le condizioni meteorologiche generali. Urbino ha fatto il percorso contrario, oggi è praticamente la stessa di quando iniziarono le rilevazioni, il 1850. Non a caso nel 2018 il nostro Osservatorio ha ricevuto per primo in Italia, insieme ad altre 5 istituzioni, il riconoscimento di Centennial Observing Station da parte della WMO, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (nella foto), per continuità della serie storica e qualità dei dati prodotti".

L’anno prossimo sarà il bicentenario di padre Serpieri: sarà celebrato a dovere?

"Abbiamo inoltrato al Ministero della Cultura la richiesta di riconoscimento di un Comitato Nazionale per celebrare degnamente questo educatore e scienziato che ha lasciato un segno profondo nella comunità scientifica nazionale ed internazionale della seconda metà dell’Ottocento. Dodici convegni, un documentario e uno spettacolo teatrale, di questo si compone il progetto, questo è il minimo che Urbino può fare per questo illustre personaggio".

Tiziano V. Mancini