Il Monte Nerone si spopola, e così tutto muta

Località come Pieia, Cerreto, Fosto e Via Stratta contano sempre meno abitanti. Ma c’è chi ricorda ancora personaggi straordinari

Il Monte Nerone si spopola, e così tutto muta

Il Monte Nerone si spopola, e così tutto muta

di Amedeo Pisciolini

Poche le singole case, ma tanti i centri abitati che nel corso dei secoli sono sorti alle pendici del Monte Nerone. Tra questi Pieia, Cerreto, Fosto e Via Stratta , piccoli borghi con gente dedita all’allevamento di ovini e di bestiame in generale e che dal Monte aveva il diritto di “Pascere e legnare“.

"Via Stratta – racconta Paolo Faraoni di Secchiano, appassionato ricercatore storico e autore di alcune pubblicazioni – come dice il nome stesso sta ad indicare una strada lastricata secondo la tecnica costruttiva romana era inoltre all’apice di un percorso, sicuramente già utilizzato in epoca protostorica, che permetteva di passare dalla vallata di Secchiano, aperta sia verso Cagli che verso Piobbico, alla vallata di Pianello, snodo naturale verso le vallate umbro-tiberine. Con la fine dell’Impero romano questi avamposti naturali del Nerone non cessarono di mantenere la loro utilità e frequentazioni a partire dal periodo Longobardo, e medioevale con la presenza di numerose torri e castelli ad uso di avvistamento e protezione per le poche popolazioni rimaste".

Ma anche ai quei tempi non mancarono le tragedie. "Negli ultimi secoli – continua Faraoni- si hanno notizie di tragedie accadute a Via Stratta, quali una testimonianza del 1608 rinvenuta dal ricercatore Marcello Mensà negli archivi della curia cagliese, che racconta di un inverno particolarmente nevoso che provocò una frana con la morte 19 persone, e stragi d’armenti, e rovinò 11 case. Altra citazione quella di don Raffaele Piccinini, naturalista, monaco a Fonte Avellana e docente di materie scientifiche che scrive di una frana che si staccò dalla montagna nei primi anni del 1800, travolgendo tutto ciò che trovò sulla sua strada fino al greto del fiume Bosso, per un fronte di almeno tre chilometri ma che non provocò morti. Durante gli ultimi secoli dunque questi luoghi appollaiati sulle coste del Nerone erano molto frequentati e popolati, perché permettevano una valida difesa, una modesta agricoltura, allevamenti vari e legna che alla fine erano le cose necessarie e indispensabili per una vita dignitosa".

"Ormai – aggiunge Faraoni – sono pochissime le colonne di fumo azzurrino che si alzano dai camini di questi antichi villaggi. Pare quasi impossibile che Via Stratta piccola frazione del comune di Cagli, un tempo era abitata da numerose famiglie, da bambini che andavano a scuola a Secchiano, che dista alcuni chilometri a piedi, e che i campi ora diventati boscaglia, producevano vino, frutti e granaglie varie. Il paese era pieno di animali, somari, mucche, pecore e animali da cortile che vivevano a stretto contatto con gli uomini e che provvedevano al loro sostentamento con latte e carne. Non solo, ma aiutavano i loro proprietari nelle coltivazioni dei pochi campi, nel trasporto del fieno e della legna. Le persone erano semplici ma ognuna con la sua spiccata personalità. Come non ricordare Marino Faraoni che abitò a Via Stratta fino agli anni Novanta. Aveva partecipato al film Ben-Hur come Cireneo, e raccontava che “davano certe frustate ma non si sentiva niente“... era famoso per la battuta: “Il governo ha stanziato un miliardo per il mezzogiorno ma alle undici e mezza erano già spariti!". Molto produttiva nonostante fosse la più elevata del Nerone, la vigna di Pietro Camilletti situata a “Carpneta“, ovvero lungo la mulattiera che porta a Fosto. La vigna era tenuta in modo perfetto e costituita di buoni vitigni che producevano un ottimo vinello. “Pierin“ diverse volte mi ha portato nella sua cantina scavata nella roccia per assaggiare il “vin nov“ che era sempre più buono di quello della precedente annata (il complimento era d’obbligo e soprattutto veritiero, dopo il primo assaggio). Purtroppo nessun fumo azzurrino si alza nel cielo azzurro di gennaio dai camini di Via Stratta. Qualche abitante ritorna qui durante i mesi estivi ma sono ormai sempre di meno".

"Come fosse una malattia – conclude Faraoni – lo spopolamento dell’area del Nerone discende anno dopo anno a valle, colpendo prima le piccole frazioni poi i comuni nelle vallate. Sembra un destino annunciato a cui i nostri amministratori sono chiamati urgentemente a riflettere".