
Rinnovato interesse da parte di alcuni amministratori per la proposta che è stata avversata da molti fino a ieri.
È solo una suggestione sinora, un pensiero (non è stato ancora prodotto nessun atto ufficiale), ma l’idea di realizzare un Parco Nazionale sull’Appennino, tra le provincie di Pesaro Urbino, Perugia e Arezzo sta diventando sempre più attraente e comincia ad interessare amministratori pubblici alla ricerca di forme di rilancio dei territori montani. Tutto questo si scontrerà anche con i megaprogetti eolici di cui oggi parliamo anche nel QN.
"Un parco nazionale è lo strumento giusto (forse l’unico) per un rilancio unitario e coordinato del territorio – affermano i promotori del Parco Nazionale del Catria, Nerone e Alpe della Luna. – I parchi si fanno in territori pregiati, importanti. Nei parchi nazionali si vive bene e l’economia dei centri abitati al loro interno sovrasta sempre quella delle aree circostanti".
"I parchi oggi sono istituzioni che vengono gestite democraticamente, con le popolazioni locali ben rappresentate e l’attuazione di percorsi decisionali condivisi – aggiungono – per dire, il presidente è scelto in genere tra i sindaci dei comuni interessati. In ogni caso, nessuna categoria viene trascurata. Lavorando tutti assieme sulla definizione dei confini e su concetti come la “zonizzazione“, si può giungere concordemente alla definizione di quelle contigue, ove si può cacciare ed i cacciatori residenti hanno un trattamento di netto riguardo rispetto ai forestieri. Anche i raccoglitori di funghi, tartufi e prodotti del sottobosco, se residenti, hanno un trattamento speciale".
Secondo il Comitato, l’istituzione di un parco comporterebbe mediamente, per ognuno dei comuni interessati, la messa a disposizione del 20% del territorio; un “sacrificio“ accettabile insomma. A ravvivare l’interesse per l’argomento hanno influito sicuramente gli innumerevoli progetti di parchi eolici presentati negli ultimi tempi che, se approvati, saturerebbero tutto lo spazio sullo spartiacque tra Abruzzo e Liguria, per centinaia di km, con immense pale. Gli unici spazi salvi sarebbero, appunto, quelli ricompresi all’interno delle aree protette, come Parchi nazionali, regionali, riserve, aree sic e zps, dove queste cose, incluso il gasdotto Snam, non si possono fare.
Amedeo Pisciolini