
Sono passati 11 anni da quando la prima Berloni è andata in concordato. Ancora dentro i vari capannoni c’erano 380 operai che erano rimasti indietro di 4 stipendi, ed anche di una parte di Tfr, il trattamento di fine rapporto. Sono passati sei anni anni e l’ultimo acconto che hanno avuto era di circa mille euro. "La verità storica è che ancora dobbiamo avere circa due mensilità e quindi parliamo di cifre che variano tra i duemila e i tremila euro – dice il rappresentante di tutti i lavoratori Maurizio M. –. E molti miei ex colleghi, visti anche i tempi che corrono hanno bisogno di quei soldi, perché ora fanno comodo. Ce n’è uno che mi chiama ogni due-tre giorni perché non ce la fa ad andare avanti. Sentiamo, chiamiamo il sindacato, sentiamo i liquidatori e la risposta in tutti questi anni è sempre stata la stessa: vi diamo i soldi prima dell’estate; poi invece ‘vedrete che arrivano prima di Natale’. Tutte le volte le stesse cose e le stesse promesse ma qui ancora non si vede un soldo a distanza di ormai undici anni dalla messa in liquidazione della vecchia Berloni spa".
Va detto che sono stati incassati 10 milioni quando il marchio, il magazzino e il leasing dei macchinari sono stati presi in blocco dalla cordata formata dai tre taiwanesi. Dieci milioni, fra l’altro, che sono stati pagati in anticipo rispetto ai tempi concordati: quattro anni, anziché cinque. In questo lungo arco di tempo sono stati venduti alcuni pezzi di quello che restava di quell’impero del mobile. Sono stati ceduti un capannone alla "LG", i capannoni della società Beta 5 sono finiti alla società che commercializza pannelli "Bonomi". E poi l’ultimo, quello storico che dà sulla rotatoria di Chiusa di Ginestreto e quindi sulla Montelabbatese, è stato ceduto ormai diversi mesi fa alla società "Pantarei", un altro mobilificio che è in espansione e che cercava spazi produttivi. Di tutto il vecchio patrimonio della famiglia Berloni restano sul campo ancora il primo capannone dove partirono Antonio e Marcello Berloni di Santa Veneranda, quindi la storica villa Almerici di Candelara ed anche la vecchia abitazione dove viveva Marcello Berloni.
I vecchi dipendenti della Berloni hanno scritto una lettera al ‘Carlino’ per sollecitare liquidatori, sindacati ed anche le istituzioni della città. "Benché siano stati venduti diversi attivi – scrivono i dipendenti – non abbiamo ancora ricevuto quanto dovutoci e nemmeno abbiamo avuto nessuna notizia ufficiale. Le nostre posizioni creditorie sono ancora da regolarizzare. Chiediamo ai liquidatori: ma questo è normale? Chiediamo se, oltre ad aver perso il posto di lavoro e aver visto liquidata l’azienda per cui abbiamo lavorato, in molti casi per tantissimi anni, sia giusto che non ci vengano dati aggiornamenti? Rivolgiamo un accorato appello anche alla cittadinanza perché questa situazione venga risolta in tempi brevi e in modo chiaro per tutte le parti coinvolte". Quindi la conclusione è questa: "Se non ci saranno risposte esaurienti, valuteremo tutte le azioni possibili per salvaguardare i nostri diritti".
Quelli che sono più in difficoltà pare si siano rivolti a dei legali. Va detto comunque che la maggioranza dei dipendeti che restarono a piedi nel 2012 hanno poi trovato nel tempo una nuova collocazione "anche perché quella della Berloni era una buona scuola", dice un ex impiegato. Prima di scrivere al ‘Carlino’ molti ex dipendenti avevano provato a bussare a molte porte, ma vanamente "per cui non ci è restato altro che far diventare pubblica questa storia che va avanti da 11 anni".
m.g.