Il Rof piange Graham Vick, regista visionario

Per il festival ha firmato indimenticabili allestimenti. L’ex sovrintendente Mariotti: "Uno dei più grandi uomini di teatro del nostro tempo"

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di Claudio salvi

Se ne vanno uno dopo l’altro i grandi protagonisti del Rossini Opera Festival. E’ morto ieri a Londra, dopo una breve malattia, Graham Vick. Regista teatrale e d’opera ha firmato prestigiosi e indimenticabili allestimenti per i maggiori teatri e festival italiani. Cinque al Rof e poi Bologna, Milano, Roma, Parma, Palermo e tanti teatri all’estero; una lunghissima lista di capolavori che sono valsi premi al regista inglese, riconoscimenti ma anche qualche critica. Già perché Vick era famoso per i suoi allestimenti anticonformisti, poco proiettati verso il passato quanto piuttosto ad una lettura critica e impietosa dell’oggi e del futuro. Allestimenti imponenti e allo stesso tempo dirompenti come quelli presentati al Rof.

Regìe che facevano discutere, dividere e in più di una occasione storcere il naso ai melomani più ortodossi, legati alla tradizione del teatro d’opera. Sir Vick ha lasciato indubbiamente il segno aggiudicandosi più volte il premio Abbiati, l’Oscar della lirica. A Pesaro ha messo in scena nel 1997 Moïse et Pharaon sfruttando l’enorme spazio del Palasport per mostrare un intero popolo che, nel momento della preghiera, celebra una commovente cerimonia della memoria. Nel 2011, la prima versione napoletana di quella stessa opera, Mosè in Egitto, nel discusso allestimento in chiave violentemente politica nel conflitto tra i due mondi entrambi dilaniati dalla guerra; due popoli che nell’invocare ciascuno il proprio Dio continuano a commettere atrocità. Nel 2013 ancora un allestimento fortemente politico ma sganciato da una connotazione storica, per Guillaume Tell con la presa di coscienza collettiva da parte di un popolo che non è solo quello svizzero, ma un Popolo intero fino all’imponente Semiramide nel 2019.

Insomma un regista che non lasciava indifferenti, che scaldava gli animi ma che forniva una visione di modernità e originalità. Proprio nei giorni scorsi il riallestimento della sua Boheme (diretta nel 2018 da Michele Mariotti e vincitrice del premio Abbiati), aveva riaperto la stagione al Comunale di Bologna.

A ricordare il regista colui che lo volle fortemente a Pesaro la prima volta: Gianfranco Mariotti. Il fondatore ed ex sovrintendente lo ricorda così: "Il primo sentimento che provo per l’improvvisa scomparsa di Graham Vick è quello di incredulità, tanto l’idea della morte sembra estranea ad un personaggio come lui, capace di rigenerarsi all’infinito all’interno di un inesauribile estro visionario". "Vick – prosegue Mariotti - è stata una delle presenze più importanti della storia del Rof, dove ha firmato spettacoli come L’inganno felice, Moïse et Pharaon, Mosé in Egitto, Guillaume Tell e Semiramide, ciascuno a modo suo memorabili. In particolare voglio ricordare Mosé in Egitto del 2011, cui fu assegnato il Premio Abbiati come migliore spettacolo dell’anno, accompagnato come fu da un diffuso dibattito civile di grande intensità e di cui vado ancora oggi orgoglioso". E conclude: "Con Graham scompare uno dei più grandi, completi e colti uomini di teatro dei nostri tempi, cui va oggi il mio pensiero riconoscente per la preziosa amicizia di cui mi ha fatto dono". A Graham Vick il sovrintendente Ernesto Palacio ha deciso di dedicare l’ormai prossima edizione del Rof.