Il saccheggio della storia e dell’arte

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Maurizio

Gennari

Si chiama coscienza civica. Una merce rara. Per cui capita dopo decenni di silenzio che uno si alzi una bella mattina e davanti ad un giudice racconti, come il nonno davanti al camino, una storia di tanti anni fa. Un rocambolesco saccheggio. Uno dei tanti avvenuti nel dopoguerra, ma anche prima, in quello che era il cuore della città romana, tutta l’area che gravita intorno a piazzale Matteotti. Leon Lorenzo Loreti, l’altro giorno davanti al pm Cecchi, ha alzato il velo forse non solo su due statue portate all’estero clandestinamente, ma anche (forse) su altre cose. Perché sul luogo del rinvenimento si sono sempre usati falsi bersagli. Sicuro che le antiche terme romane erano lì, sotto l’attuale palazzo di Vetro? Oppure in quello accanto? O fors’anche dove attualmente ha la sua sede la Provincia, in via Gramsci? Perché uno dei problemi di questa città è sempre stato quello di evitare di dare le cooordinate esatte per impedire di risalire ai luoghi e alle persone e magari a ricchezze germogliate magicamente. Leon Lorenzo Loreti è un antiquario ‘dotto’, ha scritto libri sulle ceramiche di Pesaro che sono ancora oggi un testo di riferimento e con la sua deposizione ha reso un grande servigio alla città anche se la riconquista di quelle statua, oggi a Basilea, non sarà facile facile. La Svizzera non è come gli Stati Uniti che non prende ordini da nessuno se non ci sono fatti certissimi, prove che inchiodono. Il caso Lisippo è lì come un timbro papale. La statua è a Malibù e lì resterà se non spunteranno altri casi di coscienza come quello di Leon Lorenzo Loreti.

Era una città povera la Pesaro degli anni Sessanta: i mobilieri erano ancora lontani. Per cui se uno trovava il vaso piene di monete d’oro nascosto dietro un muro, non lo andava certamente a raccontare alle autorità. Si faceva ad incassare cercando di farla franca. D’altra parte per 4 anfore pescate in mare venne denunciato l’ex direttore dell’Osservatore Romano, il fanese Valerio Volpini: le teneva in bella vista in giardino. Distorsioni del braccio violento della legge, quando dal Nord Europa scendevano mercanti con i soldi in tasca, comprando tutto. Entrando in case spoglie e brulle "con donne vestite di nero, abiti lunghi, fazzoletto in testa" che sembravano uscite da una pagina del Verga. Testo e contesto.