Il signore di ‘Passaggi’ "Ho un sogno per il festival Che diventi il numero uno"

Il signore di ‘Passaggi’  "Ho un sogno per il festival  Che diventi il numero uno"

Il signore di ‘Passaggi’ "Ho un sogno per il festival Che diventi il numero uno"

Giovanni Belfiori, 57 anni da compiere a luglio, il suo nome è fra i candidati a "Cittadino dell’anno".

Come ha accolto la notizia?

"Con gratitudine, ma non si tratta di un riconoscimento personale. A essere candidato ‘Cittadino dell’anno’ è come se ci fosse tutto lo staff di Passaggi Festival".

Chi è Giovanni Belfiori? Si racconti un po’.

"Mi sono sempre occupato di giornalismo e di comunicazione e ho una discreta esperienza nell’organizzazione e nella comunicazione di eventi. Amo il mare, i libri e la buona cucina, sia a tavola, sia dietro i fornelli".

Giornalista, scrittore di un romanzo poliziesco, capo della Segreteria del sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro, direttore di Passaggi Festival e quindi organizzatore di eventi culturali: cosa la aggrada di più?

"Forse dovrei dire che l’esperienza migliore è quella che devo ancora vivere. In realtà, se da una parte mi piace mettermi in gioco, dall’altra amo voltarmi indietro e ‘conservare’ i ricordi, le esperienze, le persone, i luoghi. Ho una serie di scatole, numerate per anno, dove custodisco di tutto, dalle lettere ai biglietti del treno".

In sintesi come si definirebbe?

"Uno che crede che la vita non vada rimandata a domani".

Quando è iniziato il suo viaggio con Passaggi Festival?

"Nel 2013, una partenza in sordina ma con straordinari nomi come Gianrico Carofiglio, Sandra Bonsanti, Valerio Massimo Manfredi. Da allora Passaggi è sempre cresciuto, coinvolgendo centinaia di ragazzi come volontari e diventando un volano turistico e culturale per la regione Marche. Per me, che dirigo Passaggi come attività di volontariato, è una soddisfazione".

Tra le diverse avventure che ha vissuto in questo viaggio, quale è il ricordo più significativo?

"Nel 2013 avevamo conferito il Premio Passaggi al grande Sergio Zavoli, novantenne, e a lui era affidata anche la lectio magistralis finale. Non so cosa accadde, sta di fatto che Sergio arriva a Fano senza sapere nulla della lectio. ‘Andrò a braccio – ci dice, quasi scusandosi – spero che vi accontenterete’. Parlò più di un’ora, davanti a circa trecento persone, in un silenzio assoluto; tutti prestammo attenzione a quella straordinaria lectio, piena di umanità, tanto modesta quanto grande. L’unico rammarico è di non aver più trovato la registrazione di quel momento così bello".

Progetti per il futuro?

"Lavorare affinché Passaggi diventi il più importante festival italiano legato ai libri".

Rimpianti?

"Rimpianti nessuno, nostalgie molte. È il rovescio della medaglia per chi ha fatto tesoro di tutto e non lascerebbe mai andar via nulla".

Tiziana Petrelli