Il sisma è ormai un ricordo, riapre la basilica

L’arcivescovo di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, monsignor Giovanni Tani: "Il giorno scelto è sabato 28 novembre"

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di Nicola Petricca

Una scossa nella notte, la terra che trema, i primi danni che si palesano e la basilica che viene chiusa temporaneamente. Due mesi dopo, una seconda scossa, questa volta di mattina, che complica ulteriormente la situazione e la chiesa di nuovo interdetta al pubblico, questa volta definitivamente.

Era il 2016 e il Centro Italia veniva squassato più volte, nel giro di 60 giorni, da una serie di potenti terremoti, con tante vittime e un’infinità di edifici rasi al suolo o danneggiati, tra cui il Duomo di Urbino.

Ora, dopo quattro anni e una monumentale opera di restauro e consolidamento, la basilica è pronta a riaprirsi a fedeli e visitatori: "Il giorno scelto è sabato 28 novembre, in coincidenza con l’inizio dell’Avvento - commenta l’arcivescovo di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, monsignor Giovanni Tani -. Sarà una messa di inaugurazione dell’anno pastorale, che solitamente facciamo a ottobre, ma che quest’anno abbiamo deciso di spostare a novembre per celebrare la riapertura del Duomo. Avremmo voluto farlo per San Crescentino, ma il corovonavirus ha bloccato i lavori per due-tre mesi.

Ora, San Domenico, che ha funzionato da basilica in vece di quella principale durante questi anni, tornerà a essere prevalentemente sede della parrocchia universitaria. Oltre a riaprire ai fedeli per le attività pastorali, che ripartiranno con la stessa frequenza che avevano prima della chiusura, il Duomo sarà da subito disponibile anche per i turisti".

Non tutti i lavori sulla basilica, però, saranno completati entro fine novembre: "Per il momento termineranno quelli all’interno, che ci permetteranno di aprire, e torneranno anche le opere che erano state ricoverate durante l’intervento. Riavremo anche le tele del Barocci, tra cui quella da cui era stato trafugato un tassello che, nel frattempo, è stata restaurata. Ora ci saranno i lavori sulla parte esterna della struttura e sul campanile, terminati i quali l’intervento sarà finito e potremo fare l’inaugurazione vera e propria. Sarà un momento molto particolare e forte tornare a officiare la messa al Duomo, che ci è mancato tanto in questi quattro anni. Una basilica bella, che attira tutta la nostra ammirazione e attenzione. Ancora non abbiamo determinato la capienza per le funzioni, ma sarà fatto tutto nel rispetto dei limiti e delle misure richieste".

Molto entusiasta per la riapertura è anche il vicario episcopale per la cultura e la tutela dei beni culturali, Monsignor Davide Tonti, che ha seguito da vicino i lavori: "Si è trattato di un impegno oltre misura, per quella che è la basilica più grande delle Marche e un edificio che rappresenta uno dei luoghi che hanno dato alla luce Umanesimo e Rinascimento.

Uno spazio che va oltre il tempo e non appartiene al clero, ma al popolo.

La chiesa riapre per tutti, al di là per la fede: un restauro muove non solo dall’esperienza scientifica, ma dal romantico desiderio di recuperare qualcosa che sta morendo. Si è trattato di un intervento massacrante anche dal punto di vista finanziario, per questi tempi.

Dobbiamo dire grazie alla curia, agli operai, ingegneri, architetti e alla Soprintendenza che ci hanno lavorato e, soprattutto, a chi ha contribuito economicamente al mirabile lavoro che ha completato il restauro massivo fatto dopo il terremoto".