"Il Super Green pass? Non ci fa paura" Baristi e ristoratori alla guerra dei controlli

Di Remigio: "Potrebbe danneggiare le famiglie, visto che tanti ragazzini non sono vaccinati. E a Natale complica un po’ le cose"

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di Angelica Panzieri

La svolta del Super Green Pass in Italia si ripercuote, inevitabilmente, anche sul lavoro di baristi e ristoratori. Il Consiglio dei Ministri ha varato, l’altro ieri, il decreto che sdoppia il certificato verde, introducendo nuove restrizioni per i non vaccinati, dal 6 dicembre. Il provvedimento "salva Natale" resterà in vigore fino al 15 gennaio e potrà essere, eventualmente, prorogato. Per il periodo in questione, le misure riguarderanno anche la zona bianca: in sostanza, per entrare nei bar e ristoranti al chiuso, sarà necessario esibire il Green pass rinforzato (la cui validità scende da 12 a 9 mesi), cioè quello ottenuto dai soli vaccinati o guariti dal Covid. Gli unici che potranno accedere a luoghi quali cinema, teatri, bar e ristoranti al chiuso, stadi, palazzetti e cerimonie pubbliche. Chi, invece, possiede soltanto il Green pass "base", ottenibile col tampone, al bar e ristorante non ci potrà più andare. Con quel documento, entrerà soltanto negli alberghi e in palestra, potrà accedere ai servizi essenziali, andare al lavoro e spostarsi con i mezzi a lunga percorrenza.

Non sembrano temere una perdita di clientela, i ristoratori e baristi della città, anche se un po’ di preoccupazione, ovviamente, c’è. Ma in generale, la maggior parte di essi condivide la linea del rigore assunta dal governo. "E’ un provvedimento che, sostanzialmente, colpisce le famiglie - evidenzia Mario Di Remigio, titolare del ristorante ‘Polo Pasta & Pizza’- , perché ci sono ancora molti ragazzini che non hanno fatto il vaccino. Questo, nel periodo di Natale, che è quello dei maggiori incassi per noi, può diventare un problema. Ma non temo una perdita della clientela, se non, eventualmente, di quella piccola fetta. Anche perché, i no vax ormai sono pochi e l’80% della popolazione è vaccinata. Ovviamente, ci dovranno spiegare come dovremo agire per i controlli. Come faccio io a sapere se quel Green pass che il cliente mi presenta è stato ottenuto con il vaccino oppure con tampone?".

Uldergo Antonelli, dell’omonimo ristorante di via Venturini, non solo è d’accordo col decreto, ma crede che "in tal modo la gente si adeguerà e magari qualche indeciso, prima del 6 dicembre, si deciderà a fare il vaccino. Così potrà venire a mangiare anche al ristorante", dice. "Non penso che un provvedimento del genere si traduca, per noi, in una perdita di clientela rilevante - continua Uldergo -: chiaro, qualche entrata in meno ce l’avremo, ma piuttosto che chiudere o stare aperti solo a pranzo, meglio lavorare così". Positivo anche Riccardo Del Bene, del Cocktail Bar + Cucina di via Passeri: "Conosco i miei clienti, sono tutti vaccinati - evidenzia -. Trovo giusto questo provvedimento. Forse si tradurrà in qualche piccola perdita, ma non sono così preoccupato. Ne abbiamo viste di peggiori. A Monaco, dove ho un altro locale, i contagi sono molto più alti e hanno già adottato misure severe da un po’ di tempo". Insomma, baristi e ristoratori ci credono: ben vengano le strette per salvare il Natale. "Ormai in questi mesi abbiamo capito chi, tra i nostri clienti, è vaccinato - aggiunge Massimiliano Polenta, del bar Moka -: quelli che non lo sono, non entreranno. Alle persone che non conosco, chiederò di esibire il Green pass rafforzato: perderemo un po’ di tempo per controllare, ma questo è il meno. L’importante è che non ci facciano chiudere di nuovo".