ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Immigrati, a Pesaro si teme l’ondata: nel casolare non c’è più posto Spuntano le tende in giardino

Talacchio, è la struttura gestita da Eurolex: dieci letti per ciascuna, si dorme anche in veranda. Invece altri 50 sono ospitati nella edificio. Solo una donna presente tra i profughi.

Le tende in giardino per ospitare gli immigrati

Le tende in giardino per ospitare gli immigrati

Pesaro, 6 agosto 2023 – Per ora sono solo due. Ma presto potrebbero diventare almeno il doppio. Col rischio di trasfomare quel casolare nella piana di Talacchio in una tendopoli per accogliere le decine di extracomunitari che continuano ad arrivare nel nostro territorio. Parliamo del casolare gestito da Eurolex servizi, l’impresa sociale che fa capo a Cristina Cecchini. Nel giardino della struttura, sono spuntate da un mesetto due tende della protezione civile.

Sono riusciti a sistemarci dieci letti in ciascuna dove dormono, uno accanto all’altro, gli ultimi venti arrivati. Nel casolare, dove alloggiano già una cinquantina di persone, con letti a castello piazzati anche nella veranda, non c’è più posto. Le tende sono state l’unica soluzione. Il caldo impietoso dei giorni scorsi le ha trasformate in forni. Ma non c’era la possibilità di trasferire gli ospiti nelle altre strutture della Eurolex sparse per la provincia. Tutte piene alla massima capienza. Così si è dovuti ricorrere a condizionatori d’aria per rendere vivibili le tende.

Ieri erano quasi tutti lì i 70 extracomunitari, tra profughi e richiedenti asilo, arrivati dagli ultimi paesi del mondo. Passeggiano tra la casa, il giardino fino a spingersi sulla strada, fuori dal cancello. Ci sono pakistani, cingalesi e, soprattutto, africani. Tutti uomini. Tra i 18 e i 40 anni al massimo. C’è solo una donna. Dorme in una delle tende accanto al marito. Lui non sta bene, spiegano nelle loro poche parole di italiano, che non riesce a camminare. E lei è lì con lui per aiutarlo. Da quel che si vede, l’interno delle tende è pulito, i letti ben allineati, c’è ordine, tenuto conto del numero di inquilini. Ma c’è ordine anche fuori. Il giardino è pulito, curato. E lo stesso vale per il casolare. La veranda, dove dormono almeno quattro o cinque ragazzi, è anche una sorta di salone con divani e tavolinetti. Alcuni sono seduti e parlano al telefono, altri sono sul letto e si riposano. Mostrano senza paura le stanze dove scorrono i loro giorni. E tutto è sistemato e pulito, arredi essenziali, ma senza polvere. In cucina, niente è fuori posto. E lo stesso vale per le parti comuni. I pavimenti sono sgombri e lucidi, per quanto è possibile, tenuto conto che a calpestarli sono i piedi di una settantina di persone. A seguirli, ogni giorno, i responsabili incaricati dalla Cecchini. Si occupano di fare la spesa, ma anche di dirigere quel traffico di uomini che gira per la struttura. Ci sono turni per tutto. E sono scritti su cartoni affissi a una parete con lo scotch. Ce ne è uno anche con gli orari di colazione, pranzo e cena.

Uscire non è vietato, ovviamente. Ma da lì non si va troppo lontano. Ad ogni modo, il termine ultimo scocca alle 21.30, quando il responsabile chiude le porte del cancello. E su quel condominio tra Africa e Asia scende il silenzio.

Fino ad ora i giorni sembra essere passati tranquilli. C’è chi racconta solo di un episodio in cui c’è stato bisogno delle forze dell’ordine. Uno del Bangladesh aveva mangiato in camera. Pratica proibita. Per evidenti questioni di igiene. Ma nel farglielo notare, si vede che l’ospite si era innervosito. Oltre il limite. E per placarlo, così raccontano, erano arrivati i carabinieri.

Presto però, ad arrivare, saranno altri extracomunitari. Si stima che siano almeno un centinaio, i profughi e richiedenti asilo in rotta verso Pesaro nelle prossime settimane. E’ un esodo che non si ferma. Una fuga da miseria e morte che cerca speranza nel nostro Paese. Da novembre ad oggi, spiega chi conosce il settore, sono aumentati del doppio. Nel territorio del pesarese sono passati da 300 circa (fino a novembre 2022) a 650700.

E con i nuovi arrivi o si trovano altre strutture o si continua con le tende. Non ci sono alternative. Sempre che non si decida di mettere a disposizione edifici vuoti, come ex casa Freedom. Nel giardino del casolare di Talacchio possono starci al massimo altre due tende. Altre ancora potrebbero essere montate altrove. Ma, con queste temperature, non è pensabile di poter continuare così. Un nodo che non si scioglie però con la fine dell’estate. Perchè poi ci sarà il freddo a creare problemi. E intanto sotto quei tendoni si continueranno a stipare uomini e vite. Molti lì vogliono ai margini delle città. Ma non vederli non significa che non esistono. E non farci i conti è ormai impossibile.