Impalcature e appalti a iosa, senza muratori

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Roberto

Damiani

Ci sono gru e ponteggi in buona parte delle città. Vola il bonus 110%, gli uffici urbanistica sono sommersi di Cilas, Scia e richiesta di permessi, i geometri sono chiamati al telefono come i medici in avvio di pandemia, si vedono palazzi avvolti da cascate di tavole di sughero isolante con tetti colmi di pannelli fotovoltaici per arginare il caro bollette. Il lavoro abbonda, il problema è che manca chi voglia farlo. Sui ponteggi non ci sono o quasi i muratori, scarseggiano le ditte, non si trova con facilità chi abbia il titolo per prendere un lavoro e portarlo a termine. Lo ha scoperto lo stesso sindaco Ricci che intendeva partire con degli appalti ma si è arreso perché le ditte che vengono chiamate non accettano oppure chi vince rinuncia perché nel frattempo sono aumentati i costi delle materie prime (ma gli stipendi sono sempre quelli) e i preventivi non sono più adeguati al reale costo. Insomma, c’è un’emergenza di ’braccia’, forse come mai in passato perché ora l’offerta privata supera di gran lunga quella pubblica ed è molto più affidabile sia per la burocrazia che per i pagamenti. Non ci sono pericoli dovuti al Tar e i lavori vengono fatti con pagamento da parte dello Stato. Perché rischiare il blocco di un cantiere per un ricorso al Tar e i pagamenti con intervallo medio di 50 giorni? Così, per mancanza di manodopera, è consigliabile dire di no al pubblico. Vero che da queste parti è meglio fare il bagnino che il muratore ma sarebbe già un successo abbattere la muraglia della burocrazia, avvicinando di più chi cerca lavoro a chi lo offre, seguendo regole chiare. E’ talmente logico, che non potrà mai essere reale