In centro case da 45 metri Cambia la soglia minima

Modificata la norma del Prg che risaliva all’epoca di Giancarlo De Carlo. L’idea è di favorire mini-residenze per turisti o espandere l’albergo diffuso

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Cambiano le regole per realizzare abitazioni in centro storico, sia quelle destinate a diventare appartamenti per residenti, sia quelle ricavate a scopi turistici, come albergo diffuso o case vacanza. La scorsa settimana il Consiglio comunale ha approvato una variante parziale alle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale, relativa alla disciplina degli interventi edilizi entro le mura di Urbino. Tre sono le modifiche: "Avevamo impostato da molto tempo questa delibera in Commissione urbanistica – ha detto il sindaco, Maurizio Gambini –. Innanzitutto, cambia il dimensionamento delle superfici delle abitazioni nel centro storico, con il limite minimo che passa da 70 metri quadrati a 45. Questo permetterà di dare accesso alla città anche a famiglie giovani e a persone a cui interessi abitare in centro ma che non dispongono di grosse cifre, o, comunque, di realizzare appartamenti da affittare a famiglie ristrette a costi sostenibili. C’è poi un secondo limite minimo, che sarà di 28 metri quadrati, per gli appartamenti da destinare a fini turistici: servirà un vincolo notarile che non permetta l’abitabilità né l’affitto oltre i 90 giorni. Infine, in centro storico finora non si potevano realizzare piani di abitazione con distanza inferiore agli 80 centimetri dal livello strada. Ora si renderà possibile ricavarne al piano terra, purché le aperture non si trovino a meno di 180 centimetri dal livello strada, per evitare che si veda all’interno. A me non piace molto questo cambiamento, è un limite su cui abbiamo discusso tanto. Per adesso si è ritenuto opportuno inserirlo, ma potrà essere rivedibile, in futuro".

I motivi dell’intervento sono incentivare l’albergo diffuso e, soprattutto, cercare di invertire l’esodo avvenuto negli ultimi decenni "principalmente perché non era possibile comprare o affittare case in città, a causa dei costi", afferma Gambini, ma i capigruppo di Pd e Viva Urbino, Lorenzo Santi e Mario Rosati, sono molto critici verso l’operazione e non credono sia la risposta giusta: "Intanto ci chiediamo che tipo di abitanti vogliamo in centro. Siccome è quasi totalmente abbandonato, crediamo che una soluzione del genere comprometterà ulteriormente la situazione. Il ragionamento di una giovane coppia che vada dentro 45 metri quadrati non ci sembra credibile, in centro si deve riportare una residenzialità fatta di persone che vi abitino, non solo di ipotetici turisti o studenti messi in tuguri legalizzati. Abbiamo già ragionato di un intervento con questa logica, riferito però solo all’albergo diffuso, che ci ha sempre lasciato perplessi. Giustificarlo come nuova opportunità di insediamento ci sembra fuori luogo. Da De Carlo in poi, la dimensione dei 70 metri era stata interpretata come un limite per salvaguardare la città e frenare la speculazione: con questa proposta si mette una croce sul centro storico di Urbino, rendendo molto critica la possibilità di veder tornare cittadini a risiederci".

Di opinione contraria è Luca Londei, del Gruppo misto, che ha votato a favore, spiegando: "Da anni sento dire che ci sia bisogno di modificare il Prg e le normative di attuazione. Riguardo alle variazioni proposte ora, si parla solo di un limite minimo, non si dice che le case dovranno essere per forza di 45 metri quadrati di superficie. Secondo me, così si dà la possibilità di aprire a una prospettiva migliore rispetto a quella che c’era prima: alcune famiglie non hanno potuto realizzare la propria abitazione proprio perché, con la limitazione precedente, sarebbe costata troppo. Le manovre che si fanno adesso, già discusse in Commissione, non stravolgeranno la situazione non solo del centro storico, ma di tutto il comune".

Nicola Petricca