GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

In processione da Urbino al Pelingo nel 1822. Un vero viaggio epocale per tanti fedeli

Ritrovata una meticolosa cronaca in cui si descrive ogni dettaglio. Il documento era nell’archivio della Confraternita delle Cinque Piaghe

In processione da Urbino al Pelingo nel 1822. Un vero viaggio epocale per tanti fedeli

Ritrovata una meticolosa cronaca in cui si descrive ogni dettaglio. Il documento era nell’archivio della Confraternita delle Cinque Piaghe

In altri secoli, compiere un viaggio non era una… passeggiata. Nemmeno se la trasferta in questione era un pellegrinaggio (si confidava sì nel supporto divino, ma l’insidia è dietro l’angolo) e nemmeno se il pellegrinaggio era relativamente corto, da fare in giornata. Una camminata a piedi con persone di ogni età nell’Ottocento comportava un’organizzazione anticipata, meticolosa, previdente, per far sì che tutto si svolgesse senza intoppi.

È il caso di un pellegrinaggio interamente resocontato che vide alcune decine di urbinati recarsi il 7 luglio 1822 a piedi da Urbino al santuario del Pelingo, con annesso ritorno. "La dettagliatissima cronaca – spiega Silvia Bernardi, che l’ha riscoperta e trascritta – è conservata nell’archivio della Confraternita delle Cinque Piaghe di Urbino, che ha sede in via Barocci. Nell’ambito di un riordino e catalogazione dell’intero fondo del sodalizio, mi sono imbattuta in queste pagine che hanno una valenza oltre che storica, sociale e antropologica".

Ne proponiamo alcuni stralci divisi in queste due pagine.

· 24 maggio 1822

I confratelli si riuniscono per discutere su "quanto è necessario per il viaggio da intraprendere fino al Pelingo portando la nostra miracolosissima immagine del Cristo Crocefisso". Si stabilì innanzitutto la data, domenica 7 luglio, con l’obbligo per i partecipanti di recarsi in oratorio il giorno prima per confessarsi, comunicarsi e ricevere la benedizione "coll’Augustissimo Sagramento. Il priore comunica poi che il viaggio da intraprendere sarà passando per Fermignano, avendo lui stesso visitato quella strada, e ritrovata in uno stato sufficiente; che un sol giorno può essere sufficiente; che tutti gl’individui debbano marciare modestamente, salmeggiando (recitando salmi) e sempre vestiti del nostro sacco (la divisa nera col cappuccio), purché sia decente; che la partenza dal nostro Oratorio non sia più tardi delle ore 7 italiane; che l’immagine del nostro Crocefisso fosse portata da un sacerdote con cotta e stola almeno per i luoghi popolati". Si prevedono 45 confratelli presenti, ma le spese vengono divise tra tutti gli iscritti (66 baiocchi e mezzo a testa).

· 6 luglio 1822

"Tutti i fratelli e tante persone si recarono al nostro oratorio per assistere ad alquante messe, oltre le cinque stabilite. Domani si partirà per la chiesa del Pelingo, luogo situato presso il Castello di Acqualagna, circa ad un miglio e mezzo distante sulla strada corriera del Furlo, rimpetto alla chiesa già Abbaziale ora Parrocchiale di S. Vincenzo del Furlo".

· 7 luglio 1822

"Alle ore 6, essendo già in ordine il carro pel trasporto delle vettovaglie e della cera, si pose in buona ordinanza la processione, avviandosi verso la porta di Valbona. Tutti i fratelli vestiti col cappuccio sopra la faccia, e tutti col facolotto acceso (fiaccola, candela) precedevano il Crocefisso, il quale era portato da don Luigi Bertoni, indi chiudeva il consiglio presieduto dal priore Vincenzo Radicchi. Si marciò fra il suono delle campane di quella contrada (Valbona) fino alla Croce de’ Cappuccini con non poco seguito di devote persone, fra le quali molte nostre consorelle, di cui alcune ci accompagnarono per tutto il viaggio. Giunti verso la Croce de’ Cappuccini, si spensero tutti i facolotti, ponendoli nell’apposita cassa sopra il carro, lasciando accesi i quattro lanternoni accanto al Crocefisso. Si alzarono i cappucci, e si aggiustarono più in alto le tuniche, onde non infastidissero nel cammino. Quando fummo circa mezzo miglio prima di arrivare al Castello di Fermignano, furono riaccesi i facolotti, riassettate le divise, e ricoperte le facce col rispettivo cappuccio, e così in buon ordine giungemmo al detto Castello, ove fummo ricevuti fra il suono festevole delle campane, lo sparo de’ mortai e addobbi alle abitazioni; e dopo un buon tratto di strada, passato il Castello sopradetto, si tornò a spengere i facolotti come alla Croce de’ Cappuccini".

I pellegrini giungono quasi al Pelingo: "Quando fummo quasi a un miglio, fummo salutati con più scariche di mortai e, sempre orando, arrivammo alla chiesa di San Vincenzo del Furlo. Ivi deponemmo il SS.mo Crocefisso sull’altare maggiore, e ci ritirammo nella contigua abitazione per ristorarci. Frattanto che il sig. Stefano Basili nostro fratello spedito fin dalla sera antecedente ci preparava la refezione, il cappellano del Pelingo ci inviò un sacerdote con due chierici a complimentarsi con noi. Dopo poco, andammo alla chiesa del Pelingo e nel nostro arrivo fummo ricevuti con un nuovo sparo, e suono di campane, presentandoci l’acqua benedetta all’ingresso del santuario dal molto reverendo Andrea Ronconi parroco".