Incontro gay con sorpresa: "Dammi 1.600 euro"

Di fronte al rifiuto di pagare, l’amico gli ha preso le chiavi della macchina.. Poi l’arrivo del 112. Ieri processo e condanna per quella tentata estorsione

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Hanno avuto un rapporto omosessuale in casa, dopo una conoscenza avvenuta qualche giorno prima in un bar di Cattolica. Solo che al momento dei saluti, intorno all’1 di notte dell’agosto 2020, l’amico (un trentenne senegalese, domiciliato a Cattolica) ha chiesto 1.600 euro come pagamento della prestazione. ll padrone di casa, un coetaneo, pesarese, è rimasto di sasso per la richiesta perché era convinto che tutto quello successo in camera da letto fosse amore. Per dimostrare di non scherzare affatto e di volere i soldi, l’amico ha afferrato le chiavi della macchina del proprietario di casa minacciando di non riconsegnarle fino a quando non avesse avuto i soldi richiesti. Così ha invitato il suo partner, a quel punto diventato ex, ad andare a prendere i soldi col bancomat. Il padrone di casa ha fatto finta di accettare, dicendo di dover tornare nell’abitazione per prendere la tesserina. E’ rientrato nel palazzo ma ha bussato alla vicina che è un’ispettrice di polizia. Le ha raccontato in breve quello che gli stava succedendo chiedendole come fare per eludere la richiesta. Per l’ispettrice, non ci sono stati dubbi: "Chiamo i colleghi".

Poi sono arrivati i carabinieri perché la competenza territoriale era la loro, ma nel frattempo il senegalese si era reso conto che l’amico avrebbe chiamato le forze dell’ordine. Per questo è fuggito a piedi, venendo rintracciato dalla pattuglia vicino alla stazione del treno. Prima ha negato tutto poi è stato sottoposto a perquisizione e sono saltate fuore le chiavi della macchina rubate pochi minuti prima. Portato in caserma, venne denunciato per tentata rapina. Finito sotto processo, ieri si è svolto l’udienza con rito abbreviato. Il senegalese è stato condannato ad un anno e 8 mesi di reclusione per tentata rapina. La difesa si era basata sul fatto che questa richiesta non era stata fatta ma che i due amanti avessero semplicemente litigato con successivo dispetto delle chiavi portate via. Per la procura invece non c’erano dubbi sul fatto che si fosse trattato di una richiesta estorsiva di denaro, con la minaccia in caso contrario di prendere la macchina del proprietario e di tenersela fino a quando non ci fosse stato il pagamento della prestazione. Ma non è andata così

ro.da.