La protesta degli infermieri, sit-in degli angeli senza premi

Doppio presidio sia a Pesaro che a Fano. Ospedale e Area Vasta: "A giugno le indennità di marzo e aprile". Ma non basta

Medici e infermieri del San Salvatore in tenuta anti-covid nei giorni dell’emergenza

Medici e infermieri del San Salvatore in tenuta anti-covid nei giorni dell’emergenza

Pesaro, 27 maggio 2020 - Decisi a far valere le proprie ragioni, anche manifestando con le regole del distanziamento sociale e usando le mascherine. Gli "eroi" della battaglia contro il Covid19, infermieri e operatori sanitari in prima linea durante l’epidemia, questa mattina saranno protagonisti di due sit-in, a Pesaro e a Fano: il primo davanti alla sede dell’ospedale Marche Nord, in piazzale Cinelli, il secondo a Fano, di fronte alla direzione dell’Area Vasta 1.

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Sostenuti in maniera unitaria dalle sezioni provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, questi lavoratori temono di non veder adeguatamente riconosciuto il loro sforzo professionale, come è invece accaduto ai colleghi delle regioni confinanti. E’ ancora in alto mare lo stanziamento complessivo di 20 milioni, in media mille euro a testa per medici, operatori socio-sanitari, infermieri, anche se ieri è stata annunciata una pre-intesa sui criteri di ripartizione che verrà compiutamente firmata domani con i sindacati del tavolo regionale. Sono previste tre fasce differenziate: personale impegnato in aree Covid, personale a supporto diretto con le aree Covud, addetti impegnati in altri servizi finalizzati all’emergenza. Ma ancora latitano le indennità contrattuali che né ospedale, né Area vasta hanno ancora corrisposto in busta paga.

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Ieri, nel tentativo di convincere i manifestanti a revocare la protesta, entrambe hanno diramato la notizia che, con lo stipendio del mese di giugno, si provvederà ad erogare le indennità dei mesi di marzo e aprile. Ma i segretari provinciali Funzione Pubblica Contadini, Sciumbata, Aucello hanno rispedito l’offerta al mittente. "Intanto entrambe le parti pubbliche sono in colpevole ritardo, e hanno dichiarato di non riuscire a pagare con la busta paga di maggio la retribuzione accessoria maturata nei mesi di febbraio e marzo per indennità di disagio, di terapia intensiva , sub intensiva e malattie infettive, previste dall’articolo 86 del contratto di lavoro. Ma non pagheranno anche il lavoro straordinario e le prestazioni orarie aggiuntive".

I sindacati hanno inoltre ricordato che la crisi sanitaria ha avuto un riflesso sulla gestione territoriale della pandemia "che ha coinvolto non solo Marche Nord, con l’attivazione di oltre 200 posti letto per i contagiati, ma anche l’Area Vasta 1 con le strutture di Galantara, l’area di degenza post-critica di Fossombrone, il Pronto Soccorso, la Medicina d’Urgenza, la Potes 118 e la Medicina dell’Ospedale di Urbino e Pergola. Questo significa – insistono le parti sociali – che si dovrà necessariamente allargare la platea dei beneficiari delle indennità, indipendentemente dalla classificazione formale delle singole strutture durante l’epidemia e aggiungendo il personale dei servizi, come il trasporto malati, che ha avuto contatti stretti con i malati". "La retribuzione accessoria – concludono i sindacati - non è legata all’incentivo economico regionale, che dovrà essere comunque riconosciuto, ma è un diritto contrattuale e come tale va pagato".