"Io a Pesaro, lui in Ucraina con il terrore delle bombe"

Tetiana, giovane manager, è arrivata con sua figlia di un anno e mezzo: "Lavoro on line qui per il mio Paese mentre mio marito prepara il bunker"

La tragedia di questa guerra che ci è cascata addosso è nel triangolo dei volti di Tetiana, circa 30 anni, di sua figlia di un anno e mezzo e di suo marito che appare solo nello schermo del cellulare perché è rimasto là, in Ucraina, con il sottofondo delle bombe e i russi alle porte pronti per entrare in città e sventrarla. Il nome della città resta anonimo per proteggere Angelo, lo chiameremo così: i cellulari vengono anche intercettati dai russi che poco distante dalla sua località "stuprano le donne e le ammazzano", dice l’uomo. Parla dal suo appartamento rimasto ancora in piedi, ma fa su e giù per le scale spesso perché sta accantonando assieme a tutto il suo condominio, cibo e acqua ("Ora abbiamo scorte") per quando il fragore delle bombe non sarà a pochi chilometri, ma sopra le loro teste: "Arriveranno, abbiamo paura che arriveranno e ci toccherà anche combattere", dice alla moglie. Poi però, quando vede lei e sua figlia accenna a un sorriso: "A me basta che voi siate al sicuro, io me la caverò in qualche modo". Per ora lavora. Estrae ferro in abbondanza da una cava: "Abbiamo molto bisogno di ferro in questo momento". Poi però tranquillizza la moglie: "Andrà tutto bene, ci affidiamo al cielo". Lui là, lei a Pesaro. Tetiana infatti lavora on line ancora per la sua azienda: "In Ucraina ero responsabile della comunicazione. Da giorni ci dicono di avvertire il fragore dei bombardamenti vicino, ma finché possiamo continuiamo a lavorare e io da Pesaro cerco di fare la mia parte. Il proprietario dell’industria vuole così e chi è scappato sta lavorando all’estero come me".

A Pesaro le ha aperto le porte del suo appartamento una generosa pesarese che abita nella zona del centro, dopo che la prima destinazione di Tetiana era stata in periferia, in condizioni precarie che per la bambina non erano adatte: "E’ successo tutto all’improvviso. Mio marito ha accompagnato me e la mia bambina per oltre mille chilometri, fino al confine, passando diversi posti di blocco. Poi è tornato indietro. Ci abbiamo messo tre giorni per quanta gente c’era. A Pesaro ho raggiunto la mamma di mio marito, che sento ogni giorno e più volte. Tutto quello che sta accadendo è sconvolgente, ed è difficile da credere ancora. A Pesaro ho incontrato persone eccezionali, che si sono prese cura di noi". Con una montagna di burocrazia da scalare. La domanda presentata in Questura all’arrivo infatti è rimasta sospesa nel limbo e oggi dovrà tornare negli uffici. Fondamentale per poi recarsi all’Asur e potere accedere al servizio sanitario nazionale: "La bimba ha bisogno di un pediatra e non è facile muoversi nei meandri della burocrazia, non siamo pronti per questa tragedia, a volte fanno fatica anche le istituzioni", dicono i volontari pesaresi. Interverrà anche la Caritas. Tetiana colma gli spazi con frequenti telefonate al marito, nel timore di essere intercettati dai russi, e infatti a volte la linea cade. Una censura aggirata ricorrendo alla parola "amore" che i due si scambiano spesso. Poi, chiuso il telefono, Tetiana si siede. La bimba dorme. "Qui siete eccezionali. Ma io sono vuota dentro".

Davide Eusebi