"Io, aggredito a calci e pugni dal branco Quei sei albanesi potevano ammazzarmi"

Matteo Signoretti, 23 anni, ricostruisce i drammatici momenti di sabato notte fuori dalla discoteca di Montecchio. "Buttato a terra e picchiato senza pietà alla testa e nel corpo. Non ho mai reagito e non c’entravo nulla con il litigio dentro al locale".

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"Sono stato picchiato selvaggiamente, potevo morire e non ho reagito nemmeno con un colpo. Mi sono preso tanti cazzotti, calci e pugni in testa e nel corpo". Non ci sta Matteo Signoretti, 23 anni, e anzi più i giorni passano e più le ferite, non solo quelle del suo fisico, bruciano. L’aggressione subita fuori dalla discoteca di Montecchio ha lasciato il segno in questo ragazzo pesarese picchiato da un gruppo di albanesi assieme ad altri amici. Marco, titolare di una palestra di pesistica olimpica a Montecchio (quarto classificato in Italia ai nazionali), imprenditore tra i più giovani della provincia (a 18 anni ha aperto la sua palestra) è venuto a trovarci in redazione. Mostra i lividi. E mostra anche la denuncia presentata ai carabinieri che si stanno occupando del caso: "Sono stato picchiato senza reagire, non ho avuto il tempo di fare nulla. E’ stata una aggressione brutale, mentre stavo andando in auto per andare via con i miei amici. Avevamo infatti notato che all’interno della discoteca la situazione stava degenerando. C’era stata una colluttazione tra un gruppo di albanesi e di italiani, con alcuni miei amici tra questi. Io però non centravo assolutamente nulla". Una volta fuori dalla discoteca, riprende Marco, "questo gruppo di albanesi che era stato invitato a uscire dai buttafuori, ha iniziato a inseguire me e altri due miei amici, pensando forse che facessimo parte del gruppo con cui all’interno si erano picchiati violentemente. Invece eravamo totalmente estranei". Quindi la ricostruzione dell’aggressione: "Gli albanesi correvano nel parcheggio e ci chiamavano. La prima cosa che ho fatto è mettere al riparo i miei due amici più giovani, di 21 e 20 anni. Li ho chiusi nella mia auto. Quindi nel fare il giro della mia automobile per salirci, ho contato sei persone che mi hanno accerchiato, mi hanno buttato a terra cominciando a colpirmi con calci e pugni. Mi sono difeso solo riparandomi la testa tra le mani, per attenuare quei colpi terribili sferrati sul mio cranio e in tutto il corpo. Tutto certificato dall’ambulanza che è venuta a prendermi. Non ho voluto in nessun modo reagire, anche perchè credevo che gli albanesi fossero minorenni, e poi perchè non reagisco a violenza con altra violenza. Mi potevano ammazzare, pensavo solo ad andare via il prima possibile, ma non riuscivo a rialzarmi. Per fortuna è arrivato un ragazzo e gli ha gridato, “Cosa fate vigliacchi, sei contro uno“ e ha afferrato uno per uno i miei aggressori per darmi respiro. A quel punto mi sono alzato e sono riuscito ad entrare in auto. Sono andato subito con i miei amici dai carabinieri a Montecchio, ma la caserma era chiusa. Allora ho chiamato l’ambulanza. Sono un addetto al primo soccorso e questo mi ha aiutato a mantenere la calma anche quando mi picchiavano. Uno dei miei amici invece era in stato di choc, aveva gambe e mani paralizzate. Anche l’altro era terrorizzato dalla paura. Quando sono arrivato in ospedale l’adrenalina è scesa e ho iniziato a sentire male ovunque". Cammina a fatica e non alza bene il braccio: "Ho ferite su tutto il cranio sinistro, nella faccia e nella schiena. Un trauma cranico e dorsale in seguito all’aggressione. Mi sono salvato forse per il fisico palestrato. Ho avuto 5 giorni di prognosi e settantadue ore di sorveglianza per eventuali ematomi. Ora devo fare altri accertamenti. Zoppico e cammino a fatica". Matteo tira le conclusioni della sua disavventura: "Mi sono trovato nel momento sbagliato nel posto sbagliato, ho fatto la scelta più giusta non reagendo nemmeno a un colpo e mettendo in salvo i miei amici. La violenza di questi albanesi è surreale, mi chiedo come si fa a comportarsi come bestie in quel modo. E poi a mettersi in sei contro uno è un atteggiamento da mezzi uomini. E’ vigliaccheria. Se poi ci mettiamo che non avevano motivo per aggredirmi. Questo gruppo è un pericolo per tutta Montecchio. Spero che le forze dell’ordine li arrestino e che facciano giustizia. Non penso che questa gente debba tornarsene a casa sua. Penso che debba stare qui rispettando le regole. Voglio giustizia. Attraverso alcuni loro intermediari mi è stato proposto denaro per ritirare la denuncia. Ma io non ritiro niente. Quello che è accaduto è gravissimo e non deve accadere ad altri". Matteo ci pensa e rivela altri particolari agghiaccianti: "In discoteca uno di loro ha fatto il cenno di tirare fuori il coltello. E testimoni mi dicono che a picchiarmi erano in nove. C’era anche un quarantenne".

Davide Eusebi