"Io ci sono, ma Cazziol deve mollare il porto"

Spunta grosso imprenditore del nord Italia con interessi in città. Ultimo incontro qualche giorno fa al Botanic. Parla il suo commercialista

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Si allarga la platea dei pretendenti a tutta l’area portuale: Marina dei Cesari ed anche l’ex area Marina Group. Perché spunta dietro le quinte anche un grosso industriale del nord Italia (componentistica per l’automotive,ndr) che è stato chiamato al capazzale di Alberto Cazziol, il titolare della marina. Incontro al ‘Botanic’ qualche giorno fa presente anche un noto politico cittadino. Colloquio finito in un nulla di fatto. "Il mio cliente – dice il commercialista Marcello Vitali che rappresenta l’industriale –, aveva già incontro Cazziol a Milano e dopo una lunga trattativa era arrivato a questa conclusione ‘il problemna del porto è Cazziol per cui finché non se ne va via nessuno entra’".

Scusi, ma cosa c’entra un imprenditore della meccanica di precisione del nord Italia con il porto di Fano?

"E’ da tempo che è qui ed ha anche 25mila metri quadrati di capannoni distribuiti tra la città, ex Dominator ed ex Cam, quindi a Serrungarina e Fossombrone".

E che produce?

"Catamarani ed ha una produzione verticale nel senso che va dalla progettazione, alla realizzazione fino alla messa in acqua".

Solo interessato alla Marina dei Cesari che è ad un passo dal fallimento?

"E’ stato tirato in ballo, ma non c’erano le condizioni, con Cazziol che non vuole uscire, per cui ha mollato. E adesso aspetta per vedere come si chiude questa vicenda e cioè se il Tribunale di Pesaro conferma il fallimento della società. Poi a quel punto ha anche aggiunto un’altra cosa".

E sarebbe?

"Che il porto se lo prende ad un euro, va bene, perché poi ci investe anche soldi e porta investitori da Svizzera e Francia. Però il tutto se c’è un preciso business plan di tutta l’area".

Sarebbe?

"Il mio cliente si era fatto avanti anche per acquistare mille metri dell’ex Marina Group. Si è partiti da 4 milioni, si è poi saliti a 6 e alla fine si è passati a 10. Poi gli hanno detto che c’era un accordo per tutta l’area con un altro gruppo".

Il progetto Wider?

"Immagino. Un capannone alto 24 metri per fare scafi da 70 metri in ferro, il che vuol dire avere un porto con 4 metri di fondali. Una storia che non sta in piedi per cui il tutto finirà con qualche variante".

Vitali il suo cliente ha mai parlato con il sindaco?

"Certamente, E’ andato in Comune ha chiesto l’area del Marina Group, fanghi compresi, ed ha anche fatto vedere ed illustrato il suo progetto. Il sindaco ha detto va bene, dicendo poi che se ne sarebbe interessato, ma nessuno lo ha più sentito".

Ora il suo cliente che fa?

"Aspetta di vedere le decisioni del tribunale e quindi anche capire come sono state strutturate le due società e cioè Marina dei Cesari, quella ad un passo dal fallimento, e quindi la Darsena dei Cesari che è quella che incassa i pedaggi degli ormeggi. E’ In attesa degli eventi. E’ l’ultima chance che dà alla città, altrimenti molla tutto e sposta i suoi affari in Turchia".

Marina dei Cesari e Darsena dei Cesari sono anche sotto l’occhio del Comune che deve ora ristudiare tutti gli incartamenti perché con il fallimento, pare non decada in automatico la concessione, come era nei patti iniziali. E a guardare dalla finestra c’è il fondo Leone, specializzato nel settore immobiliare. Un colosso del settore perché è una emanazione della DeA real estate. E DeA sta per il fondo De Agostini che ha la sua base a Milano.

Il classico grande pasticcio dove a rimetterci è solamente la città.

m.g.