"Io, russa chiedo scusa agli ucraini Ho aperto la mia casa ai profughi"

La drammatica testimonianza di Nadezda: "Vivono nel mio appartamento e li aiuto come posso. Ai miei famigliari al telefono racconto il genocidio ma mi rispondono che sono tutte falsità"

Nadezda è russa, ma aiuta gli ucraini. Vive e lavora a Pesaro da anni e da quando è scoppiata la guerra non fa altro che chiedere scusa agli ucraini che abitano in città: "E’ il minimo che possa, ogni volta che incontro persone dell’Ucraina e ogni volta che le aiuto chiedo loro inizialmente scusa per questa aggressione brutale che colpisce loro, i civili". L’ultimo gesto generoso Nadezda lo ha fatto in questi giorni: "Ho accolto nella mia casa due profughi ucraini, ho dato loro cibo e sostegno, abbiamo fraternizzato. Siamo due popoli che parlano la stessa lingua, due popoli fratelli e lo siamo ancora". E loro l’hanno ricambiata con un altro gesto generoso: "Mi hanno portato un regalo, quando sono scappati dall’Ucraina perché i missili stavano distruggendo le loro case, hanno fatto in tempo ad infilare in borsa qualche dolcetto, qualcosa da mangiare che si erano portati dietro. Me l’hanno regalato come segno di pace e di speranza. Ecco, Nadezda significa proprio speranza, il sentimento che vogliamo trasmettere a tutti, vicendevolmente. Continuerò ad aiutare gli ucraini in fuga, perché è il minimo che posso fare per loro. Lo faccio perché mi sento responsabile di quello che sta accadendo: un genocidio ai danni di civili, a pagare sono le donne e i bambini costretti a scappare, a lasciare tutto, una situazione allucinante, violentissima. Ma li aiuterò nel silenzio, cioé senza esporre né me né i miei parenti a possibili ritorsioni. Ho paura per la parte della mia famiglia che vive in Russia, dove se pronunci la parola guerra rischi fino a quindici anni di prigione". Nadezda rivela l’altra faccia di questa tragedia: "Mi sento spesso al telefono con la mia famiglia e ho spiegato loro che la propaganda ha preparato questa guerra in modo brutale, uccidendo oppositori e giornalisti. Ho cercato di dire loro che in Ucraina la Russia sta operando una violentissima aggressione contro innocenti. Ma la riposta che ho avuto ad esempio da mia madre è che queste sono tutte fake e che l’intervento della Russia è per la Patria, per continuare quello che è stato con la seconda guerra mondiale, per combattere cioé contro i nazisti e proteggere il nostro Paese. Questo pensano in Russia. Anche alcune mie amiche mi rispondono in questo modo. Non capiscono, non credono a quello che racconto perché la propaganda televisiva russa ha presentato un’altra realtà, una realtà virtuale rispetto a quella reale. Così ho smesso anche di parlarne, di spiegare alla gente del mio popolo che questa è una tragedia assurda contro un popolo fratello e che la guerra si deve fermare. Guerra, ho pronunciato una parola che nel mio Paese d’origine non si può dire perché ti sbattono in galera. Ma io continuerò ad aiutare gli ucraini in fuga perché siamo fratelli. E come me tanti russi che abitano a Pesaro". Nel suo appartamento continuano ad abitare i profughi.

Davide Eusebi