Pesaro, l'Agrario Cecchi mette le radici in Uzbekistan

L'istituto coinvolto dall'ambasciatore uzbeko a fare formazione e rete per lo sviluppo della Syr Darya

La preside Giuliani riceve un manufatto artistico uzbeco

La preside Giuliani riceve un manufatto artistico uzbeco

Pesaro, 13 febbraio 2019 - L'Agrario Cecchi mette radici in Uzbekistan. Galeotto l’incontro in ambasciata a Roma della scuola con il consiglio regionale della Syr Darya, zona dell’Uzbekistan con forte presenza di investimenti in paternariato con gli italiani. «Come scuola – spiega la preside del Cecchi, Donatella Giuliani – stiamo collaborando con l’ambasciata per un gemellaggio con i college uzbeki e con l’università per fare una rete di consulenza ad aziende italiane che volessero investire in Syr Darya».

Quali potenzialità? «E’ una regione free tax – spiega l’insegnante Riccardo Renga, coordinatore del progetto per il Cecchi –. Gli imprenditori italiani che andranno ad investire in Syr Darya avranno profitti ensentasse. Le forme di imprese con cui potranno partecipare saranno ad investimento diretto portando dei capitali dall’Italia in Uzbekistan e costruendo l’intera filiera (produzione trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli). Oppure delle cooperazioni con imprenditori italiani o uzbeki già presenti in Syr Darya. Infine è possibile la compartecipazione con aziende pubbliche». Perché partono da una scuola? «Credono nella formazione di figure professionali che devono essere in grado di curare la filiera del made in Italy fatta sul territorio uzbeko. Dal momento che non hanno una cultura della trasformazione, si sono resi conto di aver bisogno di figure professionali. I manovali sono presenti, mancano, invece, figure tecniche o professionali. Quelle formate da un agrario italiano non esistono in Uzbekistan».

L'ambasciatore uzbeco con le autorità cittadine
L'ambasciatore uzbeco con le autorità cittadine

Cosa si produce in Uzbekistan? «Tanto grano, tanta frutta, ortaggi. Non avendo la catena del freddo che riguarda la trasformazione, le procedure di consumo prevedono l’essiccazione. Producono – continua Renga – carne bovina e ovina. Pochissimo maiale poiché il Paese è a maggioranza musulmana. Sono ottimi produttori, ma non avendo i mezzi tecnici per conservare e trasformare vorrebbero, anche nella produzione di carni, completare i processi fino alla commercializzazione. L’obiettivo è di ampio respiro perché in Asia centrale il mercato di riferimento interesserebbe anche l’export verso Russia e Cina».

C’è un clima simile al Centro Italia, con temperature più alte nel periodo estivo. «Nella parte occidentale, invece, c’è una fortissima escursione termica per la presenza di zone desertiche: si parla di più 45 gradi d’estate e meno 30 gradi in inverno. – conclude Renga –. Caratteristiche di cui beneficia il grado zuccherino della frutta, buonissima proprio per le condizioni climatiche». In foto l’ambasciatore dell’Uzbekistan accolto dalle autorità cittadine. Sotto la preside Giuliani con un pregiato manufatto artistico uzbeko dato alla scuola.