
Gabriele Ceccarelli ha guidato l’Italservice Loreto alla storica promozione
Gabriele Ceccarelli ha guidato l’Italservice Loreto alla storica promozione in serie B Nazionale. Quando ha capito che si poteva fare? Dopo le quattro sconfitte consecutive.
In che senso? "Nella prima fase dopo aver conquistato cinque successi di fila, abbiamo incassato quattro stop consecutivi. Da quel momento la squadra anziché disunirsi si è compattata, dimostrando di che pasta era fatta, abbiamo ripreso il viaggio nella seconda fase. Una ripresa frutto anche di un pizzico di fortuna, grazie anche alla sconfitta di Recanati. Siamo arrivati secondi. Esprimendo tutta la nostra personalità. Abbiamo rappresentato un forte senso di resilenza".
Questa è stata la vostra forza? "Sì, la squadra ha avuto carattere. Il carattere è stato il nostro marchio di fabbrica. E anche le rimonte. Spesso abbiamo rincorso per poi tagliare il traguardo per primi. Sintomo di una squadra che non muore mai, uscendo da situazioni difficili con grande spirito di unione e mai demoralizzandosi. Siamo sempre stati solidi. E’ successo spesso di subìre forti parziali per poi firmare grandi rimonte".
Siete arrivati quindi alla finale, cosa è successo? "Eravamo allenati a questo tipo di partite, dove poteva succedere di tutto, dove c’èra il rischio di subìre e dover rimboccarsi le maniche per recuperare. Noi eravamo allenati a tutto questo".
A Cagliari dopo aver vinto garauno a Pesaro, con che spirito siete andati? "Con lo spirito di chiudere i conti, io, noi ci credevamo".
Quali sono state le motivazioni, anche dopo aver saputo che il main sponsor e presidente Lorenzo Pizza a fine anno avrebbe lasciato? "Siamo dei professionisti, siamo sempre stati pagati puntualmente, il presidente Pizza è stato sempre puntuale e corretto. Ce ne fossero di figure così nello sport, dobbiamo solo ringraziare lui e la sua famiglia per l’opportunità di giocare e vincere questo campionato. Noi abbiamo onorato il contratto, giocando al massimo, avevamo un impegno con lui e la società. Da sportivi, poi, si gioca per vincere. Il fatto che Pizza ha deciso di lasciare a fine anno, è una sua scelta e un suo diritto".
E alla fine avete vinto "Sì. Noi non avevamo l’assillo di vincere. Erano altre le squadre favorite e proprio quelle sono state eliminate, nonostante avessero budget molto più alti del nostro".
Come si è trovato a Pesaro? "Molto bene, anche se, essendo riminese, ho fatto il pendolare e non ho avuto modo di vivere pienamente la città che è comunque una città di basket. Sono stato rapito da come si respira il basket nella vostra città, da quanto sia seguita la Vuelle, è una seconda religione. Di pallacanestro e di Vuelle si parla ovunque".
Voi invece che seguito avete avuto? "Nella prima parte poco, nei playoff un po’ di più. La gente segue la Vuelle che è un club con una storia importante. C’è un forte amore per la Vuelle, per noi c’era comunque interesse, anche di un altro livello. La Vuelle è un faro che potrebbe illuminare anche realtà come la nostra, si potrebbe creare un supporto, con la Vuelle come punto di riferimento".
A chi ha dedicato la promozione? "A mio padre Tomaso che è mancato alla vigilia della bella della semifinale con Roma. Lui prima di morire mi aveva detto che avremo vinto il titolo, lui ci credeva. A Cagliari in garadue della finale era accanto a me, l’ho sentito".
Come avete festeggiato? "Grazie all’organizzazione del general manager Federico Ligi siamo subito ripartiti e abbiamo festeggiato a cena a Bologna. I prossimi giorni organizzeremo qualcosa per salutarci".
E ultimo pensiero va alla sportività di Cagliari "Sono stati straordinari, alla fine ci hanno applaudito con sincerità e correttezza, abbiamo festeggiato insieme. Non era scontato. Questo è lo sport, quello vero e puro".
Beatrice Terenzi