Joanna Brown morta, addio alla lady delle calzature

Titolare dalla fine degli anni ’60 dello storico negozio "Boccioletti" di via Costa. Scozzese e pesarese d’adozione, oggi il funerale alle 15

Joanna Brown all’interno del negozio

Joanna Brown all’interno del negozio

Pesaro, 13 febbraio 2020 - Chi non ricorda quello stile anglosassone nel presentare le qualità delle calzature, quella gentilezza ferma che comunicava competenza certa e ti faceva sentire servito nell’animo, che voleva dire che il commerciante rispondeva personalmente di ciò che ti vendeva? Questo e molto altro ha comunicato per decenni Joanna Brown Lyle Robertson, titolare assieme al marito Piero Boccioletti, dello storico negozio di scarpe di via Andrea Costa che porta proprio il cognome di famiglia: Boccioletti.

Joanna se n’è andata ieri mattina. Avrebbe compiuto 85 anni ad aprile. Da tempo era a riposo, ma il suo volto e il suo accento hanno scandito un pezzo della vita del popoloso quartiere di Pantano e della città dalla fine degli anni ’60 e fino al 2015.

Fino a quando Joanna ha dovuto rinunciare al suo regno, ritirandosi in casa per curarsi a causa una serie di problemi fisici che le impediranno di proseguire nel lavoro che tanto amava. Era nata in Scozia, a Paisley, nel 1935, e durante una vacanza in Italia, a Cattolica, aveva conosciuto il suo futuro marito Piero Boccioletti, il popolare Pierino, titolare del negozio di famiglia che il nonno Giuseppe aveva aperto nel 1952 a Sant’Angelo in Lizzola, per poi traferirne la sede a Pesaro in via Costa alla fine degli anni ’60.

Proprio in coincidenza con l’arrivo di Joanna che affiancherà il marito nella bottega di famiglia nel momento in cui la città si espandeva verso le periferie, inglobando lentamente, quasi avvolgendola, l’area della Montecatini dove oggi sorge l’Ipercoop. La Pantano di allora era quella della gente di campagna che, lasciati i campi, andava a lavorare nella città del boom economico, portando con sé quelle doti nelle quali Joanna si ritroverà subito: lealtà, spontaneità, laboriosità.

Era il quartiere di don Guido Vincenzi, parroco proletario e amico di tutti, anche di Joanna che, seppur di credo protestante, lo accoglieva ogni volta nella sua bottega, intrattenendosi schiettamente e cordialmente, come da carattere delle due persone. Rapporti veri, come quelli che ha tenuto con i suoi clienti, che le hanno voluto bene ripagando la sua professionalità con la fedeltà. La chiamavano la "tedesca", forse a causa di quell’accento a volte spigoloso, ma lei rimarcava "scozzese, prego", con l’eleganza che l’ha sempre contraddistinta: donna ricca di interessi, amante del teatro, da buon anglosassone, e del mare, sempre legata alle sue origini.

Tornava in Scozia almeno due volte all’anno. Viaggiare, del resto, era la sua passione. Con la morte del marito, nel 1994, aveva preso in mano le redini del negozio con la figlia Debora, che tutt’ora lo gestisce, e che lascia assieme ai nipoti Emma, Edoardo ed Elisa, al genero Aldo e a zia Lina che l’ha accudita con amore fino all’ultimo. Oggi il funerale alle 15 nella chiesa di Santa Veneranda. Joanna sarà sepolta con il marito nel cimitero di Villa Fastiggi, nella sua Pesaro, di cui aveva fatto, nel suo immaginario e nel suo lavoro, una provincia scozzese.