
Non le vuole più nessuno. Di bell’aspetto, contornate di grande spazio, recintate con cancellate, di bella architettura, concupite per decenni e invidiate da mezza città, adesso se ne stanno vuote e neglette a metà viale della Repubblica. Sono due ville nate probabilmente a ridosso del primo dopoguerra, simbolo di opulenza e di privilegio nel cuore di quella che veniva chiamata "la città giardino" che aveva come asse portante proprio il viale della Repubblica (allora Vittorio Emanuele III) con in fondo il Kursaal invece della Palla di Pomodoro. Fino a qualche decennio addietro se abitavi nel raggio di un paio di cento metri li intorno dovevi essere un pesarese privilegiato appartenente a una "casta" che non amava le intromissioni di chi abitava al di sopra della statale. A volte uno sguardo dice più di cento pagine: il verde del giardino che circonda una delle due ville sta già prendendo il sopravvento e cresce in modo selvaggio come se un mondo fosse finito, l’edificio comincia e soffrire la vuotezza e l’assenza degli umani e comincia a far venire in mente un racconto do Poe, mentre l’altra, più scoperta e col verde rapato sembra aspettare l’arrivo del detective Philip Marlowe con la sua macchina scassata perché ha avuto una soffiata su un omicidio in una casa disabitata. La "città giardino", semmai ci fu, si è dissolta e a simbolo della dissoluzione capita che anche il suo simbolo più conclamato, il Villino Ruggeri, cominci a perdere i pezzi. Dovevate vederlo che aria aristocratica, con fanali stupendi e panchine con leoni, aveva quel viale il 18 luglio 1826, anno della inaugurazione, una specie di "viale dei fori imperiali" in piccolo che dalla porta abbattuta di via Rossini si apriva largo e immenso verso la gloria del Kursaal (nella foto). Un mondo che non c’è più, quel viale, oggi della Repubblica e arteria vitale fra città a mare, rischia di diventare come una bocca sdentata, con vuoti che nessuno pare più intenzionato a riempire. E’ la parabola delle ballerine del Can-Can: la bellezza delle loro gambe non fa più pari con il costo di invitarle a cena e dopocena.
f.b.