di Franco Bertini
Alle 15,52 del 9 settembre 1943, la seconda bomba teleguidata sganciata dagli aerei tedeschi che volano ad oltre 5.000 metri di quota colpiscono in pieno il ponte della corazzata "Roma", già menomata dalla prima bomba, perfora la plancia, esplode nel cuore della nave che si spezza in due e va a fondo in 28 minuti portandosi dietro 1.300 dei suo 1.900 uomini di equipaggio colando a picco fino ad oltre 1000 metri. Lo scoppio è di tale inaudita potenza con colonna di fumo alta centinaia di metri che la torretta dei cannoni di grosso calibro pesante 1.600 tonnellate vola via per centinaia di metri e più che per le fiamme molti marinai muoiono per il calore che scioglie l’acciaio come cera. La "Roma", 42.000 tonnellate di stazza, forse la più bella nave da guerra di sempre della nostra Marina, scompare così senza aver mai fatto la guerra. Quel 9 settembre 1943, giorno dopo l’armistizio fra Italia e alleati durante la seconda guerra mondiale, la corazzata, con gran parte della flotta, aveva lasciato la base di La Spezia per sottrarsi alla possibilità di cattura da parte dei tedeschi, i quali la colpirono a morte verso la Sardegna usando per la prima volta una "bomba intelligente" sganciata da un aereo e guidata sul bersaglio sconvolgendo tutte le tattiche di bombardamento.
Su quella nave, imbarcato nel 1942 a 19 anni per il servizio di leva, c’era anche il marinaio della Regia Marina Enzo Eusebi, classe 1923, pesarese nato sul Trebbio, di professione falegname. "Di Pesaro eravamo in quattro – dirà – sono tornato vivo solo io". Nelle prime ore di quel pomeriggio Eusebi ha appena iniziato il suo turno di servizio. Comincia l’attacco, cadono le bombe. La nave scoppia e si incendia, Eusebi si mette il salvagente, apre un boccaporto e si ritrova in mare dove vede un suo compagno morire, ne aiuta un altro che non sa nuotare, rimane per due ore su una zattera piena di morti e feriti finché un cacciatorpediniere non arriva a salvarlo. Lo portano prima in terra neutrale, Maiorca e Barcellona, infine a Taranto dove viene di nuovo imbarcato sulla "Duilio" in perlustrazione nel Mediterraneo. Siamo a giugno 1944, è lontano da casa da due anni, chiede una licenza, parte in treno che funziona solo fino a Ortona. Si siede lungo l’Adriatica sperando in un passaggio, arriva un camion di soldati polacchi, dice che lui deve andare a Pesaro, allora monta, gli dicono, noi stiamo al Kursaal. Finalmente congedato nel 1946, Enzo Eusebi ha raggiunto i suoi compagni d’equipaggio nel 2008.
Oggi, in ricorrenza degli ottant’anni dall’affondamento della Roma, la Marina Militare organizza una cerimonia commemorativa nelle acqua sarde del Golfo dell’Asinara sulla nave "Cavour", presente anche il Presidente della Repubblica Mattarella. Invitati d’obbligo i familiari dei membri dell’equipaggio e la famiglia di Eusebi sarà lì col figlio Paolo e la nuora Nadia. Ma anche la sua città natale ricorda il marinaio Enzo Eusebi con un’altra cerimonia in programma stamattina alle ore 10,30: il Comune, in collaborazione con la Capitaneria di Porto e l’Anmi, scoprirà una nuova targa dedicata a Enzo Eusebi, marinaio della corazzata "Roma", collocata nella darsena commerciale di Strada tra i Due Porti.