"La discarica? Sparirebbe il latte per la Casciotta"

L’allevatore Fadda dice: "I miei pascoli arrivano dove vorrebbero fare quella cosa lì. Chi comprerebbe un formaggio dop prodotto in questa terra?".

"Siamo qui dal 1967 ma il futuro sarà incerto. Già è difficile con la presenza dei lupi, se poi arriverà la discarica potremmo ancora essere un’azienda agricola biologica? Non credo".

La voce pacata e decisa è quella di Luciano Fadda che nella sua azienda agricola ad Urbino, a meno di un chilometro da Riceci di Petriano, alleva pecore e produce latte per la produzione della Casciotta di Urbino.

"Qua dietro (indica il sito dove dovrebbe sorgere la discarica ndr) ci abito e lavoro. Da sempre, quando arrivarono i miei genitori dalla Sardegna, abbiamo allevato e non abbiamo mai avuto l’esigenza di diserbare e concimare. Il nostro è stato un bio ante-litteram avendo un pascolo estensivo, producendo formaggio e conferendo il latte alle strutture di trasformazione locale. Poi, quando è arrivato il biologico, abbiamo aderito al protocollo e forse ci verrà preclusa la certificazione se questo progetto si realizzerà. Non potrei più conferire ciò che coltiviamo nella cooperativa dove siamo soci".

Per l’allevamento invece?

"Alleviamo ed il latte munto viene utilizzato per la produzione della Casciotta di Urbino, che è molto richiesta ed è l’unica Dop casearia delle Marche. Quindi potrebbe morire per mancanza di materia prima. Questo è un rischio che potrebbe derivare dalla realizzazione della discarica anche se attualmente dobbiamo fronteggiare la presenza del lupo, che sì deve esserci ma non in questi numeri. Contro questo ci siamo adeguati facendo stabulazione quando gli animali sono in pericolo".

Nei suoi oltre 90 ettari l’azienda agricola di Fadda conta tre persone al lavoro, con il fratello, e oltre all’allevamento si occupano anche di coltivazione e si chiede: "Se il progetto della discarica vedrà la luce potremmo sostenere la nostra attività? Con l’aumentare degli anni sarebbe più facile mandare avanti l’azienda totalmente alla coltivazione biologica, ma se poi il prodotto non me lo certificano?".

Se così dovesse essere?

"Diventerebbe un prodotto convenzionale e non sarebbe più vendibile al suo valore e bisognerà adeguarsi a diserbare e concimare, cosa che io non voglio fare. Sono stati tantissimi gli investimenti e i sacrifici per realizzare l’azienda agricola in oltre 50 anni di lavoro. Non potrei nemmeno vendere attività e casa, chi verrebbe a comprare qui con una discarica del genere. Un tempo c’era la piccola discarica di Petriano ma ora è diverso perché qui confluirebbero prodotti di tante regioni per cui genererebbe un inquinamento mai visto prima".

Francesco Pierucci