
Due lupi ‘catturati’ dalle fototrappole. Nel riquadro, da sinistra Ciro Manente e il presidente del Parco San Bartolo Silvano Leva
Sono in tre. Più di così, viste le caratteristiche del territorio che occupano, sarà difficile diventare. E quindi anche il destino del nuovo arrivato, è tutto da scrivere. Da qualche mese è in corso il monitoraggio sulla distribuzione del lupo nel parco del San Bartolo e nei boschi di Gradara: a guidare l’attività l’associazione Popoli & lupi, chiamata ad operare nel San Bartolo dal nuovo direttore Marco Zanini, che con questo gruppo di esperti ha svolto negli anni passati il monitoraggio del lupo nel parco del Conero. Le osservazioni, possibili grazie all’ausilio di fototrappole e di foto e videocamere, hanno già fornito risultati importanti. Il più sorprendente avvenuto proprio due giorni fa: la scoperta di un cucciolo chiamato subito dagli operatori ‘Due calzini’ per il colore bianco delle zampe anteriori: la stessa caratteristica che contraddistingueva l’esemplare protagonista del celebre film ‘Balla con i lupi’.
"E’ il figlio del branco di tre lupi che vive tra Fiorenzuola e Gradara – spiega il naturalista, scrittore, ambasciatore nel mondo del parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga e presidente dell’associazione Popoli & lupi, Ciro Manente – . E’ un gruppo costituito da un maschio che abbiamo chiamato Andrea, da una femmina alfa, Aqua e da una di supporto Dolcenera. Il branco da poco ha avuto i cuccioli. Ieri abbiamo ripreso il primo, ma siamo convinti che possano essere tre o quattro".
Durante il monitoraggio è stato individuato anche un altro branco, composto sempre da tre esemplari che vive tra Villa Imperiale e Pesaro. "In queste settimane abbiamo tenuto alcune conferenze sul lupo sempre molto partecipate – spiega Manente – . Servono per far comprendere il valore naturalistico della presenza del lupo e per smontare le false credenze. Innanzitutto quelle sul numero di lupi, che la popolazione locale, in seguito agli avvistamenti, pensa spesso che sia esagerato. In realtà gli esemplari presenti, come abbiamo potuto osservare sono pochi. Diventano visibili perché si muovono su un territorio molto ampio di oltre un centinaio di kmq".
Le dimensioni dell’habitat sono infatti cruciali nella determinazione dei componenti di un branco. "Il lupo si riproduce in base al cibo che trova – prosegue l’esperto –. Per questo i cuccioli di questo branco tra circa un anno dovranno andare alla faticosa ricerca di un nuovo territorio. E’ la ‘fase di dispersione’, durante la quale diventano più frequenti gli avvistamenti. Ma i giovani lupi da qui saranno costretti ad andarsene, con un rischio di mortalità del 50% e la popolazione locale resterà costante".
Il tutto all’interno del delicato equilibrio naturale tra prede e predatori. "Dove ci sono i lupi calano i cinghiali – spiega – . Nel Conero una popolazione di 13 cinghiali per Kmq, grazie al lupo si è ridotta a 2. L’armonia tra l’uomo e gli animali selvatici è possibile. Basta lasciar fare alla natura".