ELISABETTA FERRI
Cronaca

La famiglia lo riporta qui: "E ora riaccendiamo l’entusiasmo dei pesaresi"

La nascita di Pietro e Meline alla base della sua decisione di riabbracciare la Vuelle. Ma la voglia di riscatto dopo la retrocessione è la molla che gli dà la carica:. "Dobbiamo meritare l’amore dei tifosi. Ed è chiaro che vogliamo tornare in A".

Margherita con in braccio Pietro, mentre Tambo regge Meline

Margherita con in braccio Pietro, mentre Tambo regge Meline

Ritorno al futuro per Matteo Tambone. Lo abbiamo ritrovato come lo ricordavamo, sempre umile e carico, ma con in braccio due perle che gli hanno cambiato la vita, facendolo tornare sui suoi passi. Pietro e Meline, che hanno quasi sei mesi, sono probabilmente la ragione che lo ha fatto riflettere su dove voleva proseguire la sua carriera. Lo dice il particolare che rivela durante la conferenza stampa: "Cambio il numero di maglia, giocherò con il numero 13, il giorno in cui sono nati i gemellini".

Aveva provato a tornare anche prima, ma l’operazione non è andata in porto, chissà se con lui la Vuelle sarebbe riuscita a conquistare i playoff: "E’ vero, avrei potuto rientrare in tempo per giocare i play-in col desiderio di aiutare Pesaro a tornare nella massima serie – racconta il giocatore –, però la Dinamo non mi ha lasciato andare: non volevano smantellare la squadra, nonostante fossimo già salvi e ormai con poche speranze di entrare nei playoff. Voglio quindi ringraziare il presidente Sardara che ora mi ha liberato nonostante avessi altri due anni di contratto, capendo la nostra necessità, mia e di Margherita, di avvicinarci a casa. Perché qui noi ci sentiamo a casa".

Le sue motivazioni, però, non si esauriscono certo nelle ragioni familiari che hanno facilitato il ritorno nelle Marche, Tambo vuole chiudere una ferita che ancora gli brucia: "Ho giocato qui per quattro stagioni, nelle prime tre abbiamo messo insieme due playoff e due Final Eight di Coppa Italia, non sono risultati scontati, purtroppo invece l’ultima è stata molto amara. Voglio provare, insieme alla squadra, a riaccendere nel pubblico l’entusiasmo che si sentiva nell’aria durante quelle stagioni. E per farlo c’è solo un modo: meritarsi l’amore dei tifosi. Questo è un pubblico esigente, che non ti regala niente, lo conosco bene: ma tutto dipende da come approcci le partite, dal modo in cui stai in campo, non concedendo cose facili agli avversari. E’ naturale che vogliamo provare a riportare la Vuelle in serie A ma vogliamo anche giocare bene, regalare soddisfazione sotto il profilo del gioco".

Coach Leka deve ancora incontrarlo, ma quello che spiega testimonia che ha osservato bene come giocava la sua Vuelle: "Dopo che è arrivato lui sembravano più sciolti e soprattutto ha messo meglio in campo gli americani, che prima parevano non avere una posizione precisa. Per il momento Spiro l’ho sentito solo telefonicamente, presto ci conosceremo anche di persona". Se sarà di nuovo capitano ancora non si sa: "Per me sarebbe un onore indossare di nuovo la fascia, ma non voglio prevaricare nessuno, se sceglieranno qualcun altro mi sentirò partecipe del gruppo allo stesso modo. Diventare papà ti fa maturare e sentire più responsabile nei confronti degli altri e questo credo che lo porterò anche in campo. Poi le mie qualità tecniche le conoscete: posso dare una mano in cabina di regia, ma anche portare punti nel ruolo di guardia".

Giocare in A2 dopo otto anni consecutivi nella massima serie non lo svilisce: "E’ un campionato molto difficile, dove devi sporcarti le mani un po’ di più. Compattare un gruppo italiano, però, è più semplice che unire un gruppo straniero e questo lo ritengo fondamentale. Sarà una bella sfida, ho delle buone sensazioni in proposito".

Elisabetta Ferri