di Roberto Damiani
Il sindaco di Fano Massimo Seri dice di aver imparato una cosa sulla strada E78 meglio nota come Fano-Grosseto: "Mai più giochi al ribasso. Spacca e Baldassari, cioè l’ex presidente delle Marche e il viceministro dell’economia hanno puntato tutto a metà degli anni 2000 sulla Quadrilatero mettendoci oltre 2 miliardi di euro. Hanno dirottato tutte le risorse marchigiane in quella strada, cambiando così l’economia dei loro territori. Lo hanno fatto perché erano uniti. Noi siamo stati danneggiati, ma non gliene faccio una colpa, il problema è che non ce n’eravamo nemmeno accorti. La forza politica di allora della provincia di Pesaro e Urbino, ha assistito muta a quel trionfo e rassegnata a perdere i flussi turistici dell’Umbria oltre che a vedere la Fano-Grosseto ferma".
Perché quell’ignavia?
"Non contavamo niente, avevamo un peso politico evanescente, nessuno si è alzato a dire che non ci stava. Abbiamo subìto in silenzio. Colpa gravissima che non deve ripetersi".
Adesso la Fano-Grosseto è tornata ad essere materia viva. E’ la fase ciclica naturale o qualcosa d’altro?
"Faccio nome e cognome: Francesco Baldelli, l’attuale assessore regionale alle infrastrutture, ci ha dato una lezione perché ci ha creduto a quella strada, ha dato l’incarico di studiare i flussi di traffico, ha ascoltato chi sapeva, con umiltà è andato a riprendere il progetto Paccapelo già autorizzato. Gli va dato atto. Noi, centrosinistra, quando nel 2017 venne il ministro Del Rio insieme al sottosegretario Nencini, mio compagno di partito, per dirci che il vecchio progetto della E78 a quattro corsie era cancellato nel tratto marchigiano perché costava troppo, che si allargava solo la 73 bis con bypass a Urbania e a Mercatello garantendo solo l’apertura della Guinza, abbiamo anche applaudito al termine dell’incontro invece di alzarci e dire al ministro e a Nencini che non dovevano permettersi di agire in quel modo dopo cinquant’anni di attesa e di ingiustizie. Garantivano la 4 corsie a Toscana e Umbria e solo a 2 nelle Marche. Eppure non abbiamo detto nulla, ci sembrava già tanto che si riparlasse di Fano-Grosseto, senza stare troppo a sottilizzare sul come. Sbagliando tutto".
Ammettendo le colpe, ci si sente meglio per guardare avanti?
"Sì, ed è l’unico modo per essere più forti d’ora in poi. Dobbiamo dare la spallata definitiva per il completamento della Fano-Grosseto. Chiedo a tutti i sindaci interessati, sia di centrodestra che di centrosinistra, di non essere sindaci di bottega ma del territorio. Facciamo un gruppo di lavoro di supporto al commissario straordinario per la E78 e alla Regione Marche. Non allentiamo la presa nemmeno per un minuto dopo l’appalto che ci sarà per la messa in opera del traforo della Guinza".
Che collega però due stradine
"Infatti. Aprire il traforo è importante ma non possiamo scaricare il traffico su strade inadatte di Mercatello sul Metauro. Dobbiamo essere coerenti. Servono soldi per il lotto 4 che passa fuori dal paese e per il lotto 10 che riparte da Santo Stefano di Gaifa verso Urbino. Sono azioni necessarie e non derogabili".
Significa ottenere dallo Stato non meno di 500 milioni di euro. Che cosa ci si può inventare per convincere la Meloni a firmare l’assegno?
"Ho imparato una cosa: i soldi non ci sono mai. Ma i soldi ci sono sempre se lo vuole un territorio unito. Come nel febbraio 1969, quando il ministro ai lavori pubblici Giacomo Mancini inviò un telegramma al vicesindaco di Pesaro Giuseppe Righetti annunciando 7 miliardi di lire per costruire la nuova strada da Fano a Fossombrone. Dopo 54 anni, credo che sia il momento di risollevare la testa e l’orgoglio".