La lampada di Ricci per far rinascere il Pd

Il racconto del sindaco sul nonno emigrato a Charleroi: "La nuova sinistra parta dal riscatto sociale, nella testa e sul cuore tenga i minatori"

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Un racconto famigliare, e insieme un manifesto per la rinascita del Pd. Tutto dentro una lampada, che non è quella di Aladino ma quella che usavano i minatori italiani a Charleroi, in Belgio. Matteo Ricci torna alle radici della sua famiglia – i nonni emigrati nel secondo dopoguerra in Belgio, la speranza e i sacrifici, poi il ritorno in Italia nei primi anni ’60 - e in quella lampada ci mette quello che per lui è il simbolo della rinascita del Pd. Con queste coordinate: "Una sinistra del riscatto sociale e che combatte la povertà. Il nuovo Pd deve avere nella testa e nel cuore i minatori di Charleroi".

Ricci era a Bruxelles giorni fa per un incontro istituzionale su Pnrr e Ucraina. "Erano anni – dice – che volevo andare a vedere coi miei occhi i luoghi dei racconti dei miei nonni". Poi l’aggiunta: "L’ho fatto anche per caratterizzare il contributo che sto dando alla Costituente del Pd".

Ecco il suo racconto. "La mia famiglia – racconta Ricci - è originaria di Miniera, frazione di Urbino, dove dall’inizio del Novecento era attiva una miniera di zolfo. Nel dopoguerra, l’Italia fece un accordo con i Paesi del Benelux: manodopera in cambio di carbone. Chi abitava a Miniera sapeva fare quel mestiere e partì per Charleroi. I primi furono mio bisnonno e mio nonno, che aveva appena 22 anni. Poco dopo fu raggiunto da mia nonna, insieme a mio padre appena nato. Salirono su un treno diretto verso un paese sconosciuto e lontanissimo. Non conoscevano nessuno, neppure la lingua. Andarono a vivere nelle baracche lasciate libere dai prigionieri della Seconda guerra mondiale. Mio nonno raccontava che entrava in miniera di notte, col buio, e usciva di notte, nel buio. Mentre le mogli li aspettavano ai cancelli. Ogni volta la risalita era una festa, perché quando si calavano nei cunicoli nessuno sapeva se sarebbe tornato vivi in superficie". "Mia nonna mi raccontava che riconosceva il nonno dalla camminata. Erano tutti uguali, completamente anneriti dal carbone, che fece morire tanti di silicosi. In quelle baracche vivevano centinaia di italiani e polacchi, insultati e discriminati dalla popolazione locale. Mi sono sempre chiesto cosa abbia spinto due giovani di allora, con un bimbo appena nato, a lasciare la campagna urbinate per andare così lontano, poveri, a fare uno dei lavori più duri e faticosi, rischiando la vita. La risposta me l’ha data mia nonna: la speranza. Mi raccontava che quei giorni, così difficili, sono stati tra i più belli della sua vita perché pieni di speranza".

Una vita migliore, se non per sé, per i propri figli. "È la molla che sta dietro ogni migrazione – continua Ricci -: la volontà di costruire un futuro diverso, migliore, per sé e per la propria famiglia. Dobbiamo ricordarcelo in questi giorni di polemiche sulla migrazione. Con il carbone ricevuto per il lavoro duro di quegli italiani, il Paese ha potuto sostenere energeticamente la crescita e il boom degli anni ’60. I sacrifici di quei singoli sono stati la fortuna di un popolo. Con i risparmi di quegli anni duri e densi, molti italiani sono poi tornati e hanno costruito la loro vita qui, come i miei nonni: tornati nei primi anni ’60, hanno comprato un fazzoletto di terra a Pesaro e lì, il sabato e la domenica, con un parente muratore e un sacco di cemento nella 500, si sono costruiti la loro casa. Quella dove sono poi nato e cresciuto, a Muraglia".

"Per andare lontano – prosegue Ricci – bisogna sapere da dove si viene e le radici sono un elemento centrale per tutti. In questi anni ogni volta che ho cambiato ruolo, prima presidente della Provincia, poi sindaco di Pesaro, ho portato con me una lampada che mi è stata regalata dall’associazione dei minatori di Charleroi. Un oggetto che potrebbe essere un simbolo per il nuovo Pd".

"Se la sinistra italiana non riparte dal riscatto sociale perde la sua funzione storica, e la sua funzione nella modernità. La povertà in Italia è molto diffusa e il 60% dei nuovi poveri l’ha ereditata dalla propria famiglia. In questo dato c’è un pezzo essenziale della sconfitta politica. Se la sinistra non prova a togliere le persone dalla povertà dando opportunità di un lavoro e di una vita dignitosa, non è sinistra. Oggi non c’è un’emergenza immigrati. È un allarme inventato dalla destra per spaventare gli italiani. La vera emergenza sono le bollette, non lo sbarco di pochi disperati".

"Noi siamo quelli che fuggivano dalla fame, che venivano denigrati, subivano soprusi e discriminazioni. È anche per rispetto delle nostre radici che dobbiamo avere un atteggiamento di grande umanità verso i fenomeni migratori: accogliere le storie, riconoscere il sacrificio, aiutare le persone, integrare sogni e speranze, aprire opportunità. Scommettere su regole e integrazione, come fanno i sindaci. C’è bisogno di recuperare umanità di riconoscere e promuovere il diritto alla ricerca della felicità delle persone. Serve una sinistra che combatte le disuguaglianze e si batte per dare opportunità di crescita a chi non ne ha. Un nuovo Pd del riscatto sociale, con in testa e sul cuore i minatori di Charleroi".

ale.maz.