La leggenda in calzoni corti

L’arrivo del campione è un brivido anche se questa non è più la gara

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di Franco Bertini

Il fatto è che Valentino Rossi è un brivido e non bastano certo quaranta gradi all’ombra per spegnerlo. Arriva con la sua compagna, non ha niente di "battagliero" e agonistico eppure qualcosa si aggira per l’aria, le centinaia di persone accorse per lui da molte parti lo sentono, anche se non scatta la rabbia della gara. "Un casco da leggenda" sta scritto come titolo della serata, ma potrebbe essere anche la leggenda di un casco o la leggenda col casco. Per chi possiede parametri temporali per fare confronti col passato, vedere "Vale" che partecipa da protagonista e spettatore insieme ad una cerimonia pubblica e ufficiale, con tanto di speaker che fa la cronaca e con il sindaco Matteo Ricci giustamente in fascia tricolore sembra di vivere cose impossibili: il leone selvaggio e fuggitivo, il personaggio più grande e imprendibile di un ventennio sportivo se ne sta lì seduto in prima fila, in calzoni jeans corti, vicino alle autorità, pronto ad alzarsi, a togliere il telo dal casco e a fare il suo breve discorso di circostanza.

Dicono che guardando quel casco enorme da una certa posizione si possono vedere anche gli occhi "da combattimento" che aveva Valentino quando correva. Sarà, ma non credo che sia una cosa del genere a contare. A contare di più è la sua dichiarata passione per i caschi che da piccolo lo fecero innamorare delle moto, amore che continua, tanto è vero che a un certo punto è andato a togliere via con un’unghia qualcosa che era restato attaccato alla visiera del casco disvelato. Non si sa bene cosa significherà questa presenza incombente di Valentino Rossi su viale Trieste, anche perché si tratta per ora di una collocazione non definitiva che troverà fine con la riprogettazione dell’intera piazza. Vedremo se si tratta di vero avvicinamento fra Pesaro e Tavullia oppure se si tratta di qualcosa "una tantum" teso solamente a formalizzare i rapporti col territorio.

il fatto che c’era gente partita da città lontane molte centinaia di chilometri da Pesaro solamente per vedere in carne ed ossa solo lui, Valentino, come se trovarselo lì davanti anche senza moto fosse un piccolo bagno salvifico per ritrovare anni incredibili che non torneranno ma il cui fuggire può ancora essere esorcizzato da quel magico numero "46". Perché Valentino è "un brivido che vola via...", come canta il suo omonimo ed estimatore Vasco. C’è da credere che Valentino non si concederà molto spesso ad operazioni "canaglia" come questa. Al più grande che fu.