La lezione di Ivan Cottini al liceo "Ragazzi, mai dire ’Non ce la faccio’"

Il ballerino affetto da Sla agli studenti del Mamiani: "Non ci sono fossi che chiunque non possa saltare"

La lezione di Ivan Cottini al liceo  "Ragazzi, mai dire ’Non ce la faccio’"

La lezione di Ivan Cottini al liceo "Ragazzi, mai dire ’Non ce la faccio’"

di Alessio Zaffini

"Non dovete lasciarvi abbattere dalle avversità, ma combatterle e diventare più forti di prima". Questa è la lezione impartita da Ivan Cottini, ballerino di Urbania affetto da Sla, che ieri ha incontrato sei classi del liceo Mamiani per discutere delle loro problematiche e di tutto il percorso di resilienza collegato alla volontà di combattere. Le domande poste dagli studenti sono state tantissime e le risposte di Ivan non si sono fatte attendere: "Sono veramente contento di poter parlare con i ragazzi, perché vi è un dialogo molto più diretto rispetto alla televisione – spiega Cottini –. La cosa che maggiormente mi fa piacere è che in questa fase della loro vita i ragazzi iniziano a inseguire i loro sogni, a domandarsi cosa effettivamente vogliano fare della loro vita e per me poter parlare a cuore aperto, a ruota libera assieme a loro mi fa stare bene".

Allo stesso tempo, Ivan ha spiegato l’importanza di non farsi abbattere dalle avversità, ma anzi combatterle e vincerle attraverso l’arte ed i sogni: "Avevo 26 anni quando, una mattina, mi sono svegliato che non riuscivo ad alzarmi dal letto. È stato terribile doversi interfacciare con un cambiamento del genere. Poi ho scoperto la danza e da lì sono rinato con una seconda vita, con cui ho iniziato a giocare. Addirittura, una sera in ospedale, ho voluto organizzare un toga party, facendo anche ballare i signori di 70 anni". Un ragazzo che, della sua malattia, ha fatto fonte di ispirazione per moltissime persone: "Quando qualcuno si trova davanti ad un problema, il primo pensiero è quello di dire ’non ce la posso fare’ – continua Cottini –. Non c’è cosa più sbagliata, perché le difficoltà ce le mettiamo noi dentro la testa e noi, appena svegli la mattina, abbiamo la possibilità di scegliere come vivere la giornata: con le paranoie e con i dubbi o prendendo la vita per le corna. Tutto, accompagnato da una buona dose di testardaggine, può essere fatto, non ci sono fossi che chiunque non possa saltare. Nella vita sa sopravvivere chi sa reinventarsi". La Sla, di cui Ivan è affetto, è una malattia neurodegenerativa, che colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale, privando col tempo della possibilità di camminare e di fare le cose più semplici: "Appena scoperta la malattia, è come aver fatto un salto indietro nel tempo, essere tornati piccoli – continua Ivan –. Mia mamma soffre molto tutt’ora e moltissime persone che ritenevo amiche erano sparite. Io, però, volevo far vedere che ero ancora capace di poter vivere la mia vita e ballando mi sono riscoperto. Ora ho anche una meravigliosa bambina di sette anni che amo con tutto me stesso. A lei dico sempre che le cose che contano sono i momenti passati assieme, quelli in cui ci divertiamo". Ivan ha poi anche svelato il titolo del suo libro autobiografico che uscirà nelle librerie dal 1 maggio: "La danza della farfalla".