La maestra con la valigia: "Insegno lontano dagli affetti solo perché amo il mio lavoro"

La storia di Arianna, pesarese di Pantano, ora di ruolo però nella provincia di Bergamo "Un sacrificio enorme, mia figlia è affidata alle cure delle nonne. E non pago l’affitto".

La maestra con la valigia: "Insegno lontano dagli affetti solo perché amo il mio lavoro"
La maestra con la valigia: "Insegno lontano dagli affetti solo perché amo il mio lavoro"

La maestra pesarese Arianna Anelli, 31 anni, ha realizzato il suo sogno: è di ruolo. Perché si avverasse ha accettato che la sede di lavoro, dal primo settembre, fosse Bergamo, a 400 chilometri da casa, a Pantano, dove abita con la figlia di 3 anni e mezzo.

"Da madre posso dire che stare così lontano è un sacrificio enorme – osserva – ma in definitiva, è un disegno d’amore, il mio. A casa la mia bambina è affidata alle cure affettuose e sapienti di mia mamma e della nonna paterna. Io sono qui, in provincia di Bergamo, per dare alla nostra famiglia, stabilità, autonomia e armonia".

Bello, ma può spiegare meglio questo passaggio?

"Il lavoro inteso come occupazione garantisce il sostentamento, mentre nella sua accezione più ampia di professionalità non solo alimenta la crescita personale legittimando gli studi fatti, ma irrobustisce la motivazione. Detto questo, però le assicuro che accettare il posto fisso non è stato, comunque, facile".

Perché?

"Molti miei colleghi con la possibilità di lavorare in Lombardia, entrando finalmente di ruolo, hanno rinunciato, preferendo di restare precari".

E’ vero: sono storie che nell’Italia di oggi fanno notizia...

"Ma chi ha rinunciato alla cattedra perché troppo lontana da casa, non l’ha fatto perché è pazzo. Potrei portare la testimonianza di persone che l’hanno fatto e assicuro quanto siano tutte comprensibili".

Spesso è una questione di convenienza economica: da Bressanone a Caltanisetta lo stipendio da insegnante di prima nomina è uguale ovunque.

Il costo della vita fa una grande differenza...

"Appunto. Io ho potuto accettare il ruolo perché a Bergamo vive una mia amica. Il nostro è un legame molto saldo: contribuisco alle spese, ma senza sobbarcarmi dell’affitto. E’ proprio questa voce ad risultare insostenibile per chi guadagna sui 1500 euro al mese e si trasferisce dalla Sicilia o dal Salento. Ho colleghe che infatti, se l’hanno trovata, si sono permesse di affittare una stanza in famiglia, non certo un monolocale".

Davvero?

"Ho una collega che ha accettato l’incarico in Lombardia, ma sta attentissima: paga 500 euro di affitto; si impone una spesa bisettimanale di 50 euro e un pieno di gpl che si aggira sui 15 euro. Se a Natale volesse tornare a casa, in Salento, mette da parte sui 200 euro per il biglietto aereo".

Insomma vive con il bilancino...

"Tutto ha un costo, sogni compresi. Ne ho un’altra siciliana che non ha l’automobile, ma la sua scuola è in una zona della provincia bergamasca poco servita dai mezzi pubblici. All’andata esce di casa alle 7,15, ma a ritorno cerca passaggi dai colleghi perché altrimenti avrebbe solo il tram delle 19".

Lei, Arianna, per cosa mette da parte i soldi?

"Per carburante e autostrada: ogni settimana che torno a casa da mia figlia mi costa 100 euro. Dopo l’assunzione sono andata in una concessionaria per acquistare un’auto a gpl".

Il suo lavoro le piace?

"Troppo, se no il distacco dalla mia piccola sarebbe stato impensabile. Però, con questi chiari di luna generali, il fatto di avere una mamma con un lavoro serio e stabile è giusto nei confronti di mia figlia: mi permetterà di darle un futuro migliore".

Si definirebbe pendolare per amore, più che per lavoro?

"E’ proprio vero. La mia è una storia d’amore verso la mia professione: amo insegnare, crescere insieme ai miei alunni. Un lavoro che non potrei fare se non avessi ricevuto amore da chi mi sta aiutando concretamente in questo percorso. Sono fortunata, a differenza di tanti miei colleghi, vincitori di concorso, presenti nelle stesse graduatorie che invece hanno dovuto rinunciare perché ripensare la propria vita, su due piedi, è stato impossibile".

Solidea Vitali Rosati