"La nuova legge urbanistica regionale delle Marche? Un guscio vuoto"

La nuova legge urbanistica delle Marche è criticata dal circolo Pd di Gradara per la mancanza di consultazione con i Comuni e per le procedure burocratiche complesse. La normativa non garantisce la protezione del territorio e crea divisioni interne.

"La nuova legge urbanistica regionale delle Marche? Un guscio vuoto"

"La nuova legge urbanistica regionale delle Marche? Un guscio vuoto"

"La nuova legge urbanistica regionale delle Marche è una normativa che resta un guscio vuoto, suscitando forti dubbi sulla propria effettiva attuabilità". Lo sostiene il segretario del circolo Pd di Gradara, Federico Mammarella, che parla di "un’assenza di consultazione della Regione con i Comuni e i territori, i quali si sono visti calare dall’alto una legge scollegata dalla realtà". Della normativa e di ciò che comporterà, il circolo – tornato attivo dopo alcuni anni con il rinnovo degli organi, l’elezione di un nuovo segretario e il lancio dei tesseramenti per il 2024 – ha trattato in un incontro fatto nel teatro cittadino, mettendola a confronto con quella emiliano-romagnola. Alla serata sono intervenute Anna Casini, architetto e consigliere regionale Pd, Marinella Topi, consulente urbanistica Anci Marche, Adele Mancini, dirigente Urbanistica e Lavori pubblici del Comune di Bellaria Igea Marina e funzionario della Regione Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale, e Beatrice Grasselli, assessore all’Ambiente di San Lazzaro di Savena - Europa Verde: "La gestione del territorio, il consumo del suolo, i cambiamenti climatici e i derivanti danni economici devono diventare argomenti della nostra quotidianità – spiega Mammarella –. Non è possibile esimersi dalla partecipazione attiva e dal confronto su queste tematiche. Trovandoci sul confine tra Marche e Romagna, abbiamo creato un tavolo di lavoro e confronto composto da rappresentati delle due regioni, mettendo in luce tutti i problemi che la nuova legge urbanistica marchigiana porta con sé. Il testo prevede una difficile concertazione degli uffici tecnici dei Comuni con quelli della Regione, suscitando forti dubbi sulla stessa fattibilità di questo iter. Le procedure burocratiche si allungheranno in maniera spropositata e non danno regole certe né limiti al consumo del suolo, che resta alla mercé dell’iniziativa del privato. In questo modo, il nostro territorio non viene preservato a dovere, anzi, si creeranno forti divisioni interne tra aree soggette e non soggette a vincoli paesaggistici, secondo principi che restano vacui e sfumati, andando in compensazione economica con l’utilizzo di suolo vergine".

Nicola Petricca