Erika Rombaldoni, danzatrice e coreografa cagliese, dopo aver calcato i più prestigiosi teatri italiani è pronta a prendersi anche il mondo del cinema. Assistente di registi di fama mondiale come Robert Carsen ora è anche regista per il grande schermo.
Oggi, infatti, sarà alla Festa del Cinema di Roma per la prima mondiale del film The Opera! alle cui coreografie ha lavorato come assistente di una leggenda della danza come Daniel Ezralow. La regia è di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco e nel cast star del calibro di Vincent Cassel, Rossy De Palma, Erwin Schrott, Angela Finocchiaro.
Da Roma però passerà subito a Fano...
"La mia opera prima “Arianna“ verrà premiata alla XXXVI Edizione del Fano International Film Festival. Il mio lavoro, che intreccia danza, recitazione e installazione, trae ispirazione dal mito, serbatoio di archetipi universali. Esso raccoglie simboli e narrazioni – dice Rombaldoni – che riflettono temi fondamentali dell’esperienza umana, in cui, anche a distanza di millenni, possiamo ancora riconoscerci.
“Arianna“ è un richiamo al mito, quel mito che non perde mai attualità. Come nasce la scelta di questo riferimento?
"La figura di Arianna, che sostiene l’amato nel suo compito eroico, incarna l’ideale dell’amore che salva, ma allo stesso tempo rappresenta un amore che, da liberatorio, si rivela distruttivo. Ecco emergere le promesse infrante, la fiducia tradita e la vulnerabilità delle aspettative che permeano le relazioni amorose.
“Arianna“ – nella rappresentazione che ce ne dà Ovidio e a cui mi sono ispirata – mostra la sua vulnerabilità e la sua devastazione ma non è vittima passiva: ha il coraggio di confrontarsi con l’ingiustizia subita. Nel mio lavoro poi, il filo di Arianna assume una valenza tragica: ora si trasforma in una ragnatela, simbolo delle false promesse in cui la donna si trova imprigionata, ora è immerso nell’acqua, anch’essa ricca di simboli".
Da danzatrice e coreografa a regista. Come cambia l’ottica dell’artista spostandosi dietro la macchina da presa?
"Si arricchisce la visione artistica e l’attività creativa: il lavoro sul palcoscenico e sul corpo – spiega Erika Rombaldoni – credo si traduca in una diversa sensibilità nella regia, mentre la pratica registica approfondisce la consapevolezza scenica quando, da interprete, torno sul palco. Le due dimensioni si alimentano reciprocamente, migliorando sia la resa performativa che la visione complessiva dell’opera", conclude la danzatrice Erika Rombaldoni.
Andrea Angelini