La politica di papa Albani svelata da un dipinto

Il pontefice urbinate commissionò un’opera che è apparsa a lungo “misteriosa“. In realtà è un tributo alla seconda Guerra di Morea

La politica di papa Albani svelata da un dipinto

La politica di papa Albani svelata da un dipinto

di Bonita Cleri *

La pittura può essere paragonata a un film muto: le immagini, anche attraverso la gestualità, prendono vita e spiegano la storia, spesso ricostruita attraverso esse e rafforzata dalle conoscenze mitologiche, iconografiche e dei fatti.

Una pittura che racconta un avvenimento è presente nel dipinto su tela conservato presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi; ogni personaggio è funzionale alla conoscenza della storia sviluppata in senso orizzontale: il fulcro è costituito dalla Madonna che tiene in braccio il Bambino, ad essa si rivolge un papa, non uno generico ma papa Clemente poiché gli angeli che gli sono accanto gli porgono l’ancora, strumento del suo martirio: infatti è stato gettato in mare legato ad un’ancora che lo ha portato a fondo.

Un’altra figura gli è vicina, quella di santa Barbara che regge una torre, suo attributo, e si sa che essa è protettrice oltre che dei minatori di coloro che utilizzano le armi da fuoco; sulla sinistra le fa il paio san Michele arcangelo, il santo guerriero che ha scacciato Lucifero agli inferi, entrambi quindi si presentano quali protettori durante le attività militari.

Sulla estrema sinistra è una figura femminile, evidentemente allegorica, identificabile con la Vittoria che regge un labaro con un emblema ben riconoscibile, quello della famiglia Albani. Quindi si svela una parte del racconto potendosi ora identificare il papa con l’urbinate Giovan Francesco Albani che ha scelto di portare il nome di Clemente, suo predecessore nei confronti del quale egli nutriva una forte venerazione tanto che nella raccolta urbinate della famiglia era conservato un dipinto di Carlo Maratta che ne rappresentava il supplizio, inoltre una volta papa con il nome di Clemente XI si era interessato alla ristrutturazione della antica chiesa a lui dedicata a Roma.

Resta da capire a quale impresa si faccia riferimento, la risposta viene da una delle poche imprese fortunate di politica estera di papa Albani il quale, seppure molto colto e al quale si debbono interventi sul miglioramento della qualità della vita dei sudditi, non è stato in grado di ritagliarsi un ruolo autorevole nei confronti dei sovrani cattolici europei. Egli si è fortemente impegnato nella seconda guerra di Morea quando nel 1714 il sultano dichiarava guerra a Venezia: per la difesa della cristianità accordava il permesso ai territori d’Oltralpe di non riscuotere le decime per tre anni, dal canto suo l’imperatore garantiva la non occupazione dei territori italiani. Il generale, principe Eugenio di Savoia, il 5 agosto 1716 sconfisse i turchi espugnando l’ottobre successivo la fortezza di Temesvar: non è forse un caso che nella raccolta urbinate degli Albani fosse presente un suo ritratto collocato sopra una porta del Palazzo di famiglia.

Nel 1716 viene stretta l’alleanza difensiva con Venezia, nello stesso anno la flotta raccolta dal Papa liberava Corfù dall’assedio turco, a seguito dell’avvenimento si formava una Congregazione che radunò le forze curando l’allestimento di difese adeguate sulle coste adriatiche, si potrebbe ritenere anche per questo che la fortificazione con casematte e torrioni lambita dal mare nella parte bassa del dipinto possa identificarsi con la città di Ancona. L’opera misura 115 x 146 cm e questo fa ritenere che ci si trovi di fronte ad un bozzettone predisposto per una pala di maggiori dimensioni, probabilmente poi non realizzata: si è ipotizzata una datazione antecedente la morte di papa Albani avvenuta nel 1721, anche se non è da escludere che un appartenente alla famiglia l’avesse commissionato anche successivamente per ricordare tali avvenimenti.

Mentre non esistono dubbi sul riferimento nel dipinto a Clemente XI in quei particolari frangenti, per l’identificazione dell’autore è stata avanzata l’ipotesi che si tratti di Francesco Mancini (1679-1758), pittore marchigiano ed esemplare artista del classicismo.

* storico dell’arteUniversità di Urbino