GIANFRANCO BERTINI
Cronaca

"La “squèdra da bàta“ poteva essere debole, ma mica sempre"

Gli arbitri hanno fischiato l’ingresso in campo delle squadre. Noi siamo ancora lì a stringerci le mani come al giuramento...

Gli arbitri hanno fischiato l’ingresso in campo delle squadre. Noi siamo ancora lì a stringerci le mani come al giuramento...

Gli arbitri hanno fischiato l’ingresso in campo delle squadre. Noi siamo ancora lì a stringerci le mani come al giuramento...

Gli arbitri hanno fischiato l’ingresso in campo delle squadre. Noi siamo ancora lì a stringerci le mani come al giuramento di Pontida, Aido Fava, il nostro allenatore, ci vede poco convinti, mette la sua manona come un badile sulle nostre, dà un’occhiata agli avversari e profetizza senza dubbi che non è possibile perdere con quelli là perché "i sembra la squèdra da bàta".

Che a quei tempi poteva essere solo quella che andava a "battere il grano", per i cittadini la trebbiatura (nella foto), caduta nell’oblio come tutte le cose belle per via della mietitrebbia che faceva tutto lei: mieteva, trebbiava e metteva il grano già nelle "balle". La "squèdra da bàta" era vestita nei modi più incredibili e impensati e nel culo della macchina piena di pulegge che faceva un casino della madonna ci stavano gli sfigati addetti alla "pula", gli scarti polverosi che ti soffocavano in un minuto se non eri munito di fazzolettone su bocca e naso e non bevevi bicchieri di rosso o bianco al ritmo di almeno un quarto d’ora. I culazzari stavano dalla parte in cui usciva il grano che andava a riempire balle da un quintale e quando i quintali erano 100 suonava la sirena e s’innalzava il tricolore per la soddisfazione, ma anche per l’invidia e la presa per il culo dei poderi confinanti e dei dintorni.

Gli "ingegneri" senza bisogno di laurea stavano dalla parte dove usciva la paglia con la quale, mano a mano e senza progetti, costruivano attorno a un palo detto "bidgùl" un pagliaio in diretta, una costruzione perfetta che somigliava a un panettone ma con la cima a punta. In tutta la storia della civiltà contadina non si ha notizia di un pagliaio "crollato" come un palazzo di città fatto in cemento armato. Finiva tutto in una delle poche solenni mangiate dell’annata contadina, anche con qualche sbornia fuori ordinanza ma giustificata dall’occasione. Il nostro allenatore era bravissimo, ma qualche volta ci mentiva per troppo amore: capitava che la "squèdra da bàta" eravamo noi. Uscivamo dal campo conciati male come i poveracci dalla parte della "pula".

f. b.