"La sua non è vita, e io non credo ai miracoli E’ giusto che adesso sia lui a decidere"

Parla Andrea, il fratello maggiore di Fabio: "Non temo il giudizio di nessuno per le mie scelte, dico solo che a volte chi si schiera contro l’eutanasia lo fa sulla pelle degli altri, così è facile". "Ma noi non lo abbiamo mai indotto a fare nulla"

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Andrea Ridolfi ha 47 anni, un anno più del fratello Fabio, sono nati tutti e due a marzo. Sta rientrando a casa per la pausa pranzo, dopo aver lasciato la Prb, l’azienda di zincatura di Fermignano dove lavora, a circa tre chilometri da lì, dove abitano Fabio e i suoi. Siamo a San Silvestro, la frazione a pochi chilometri dal centro di Fermignano. Tutte villette eleganti, come quella della famiglia Ridolfi.

Andrea è l’amministratore di sostegno del fratello, ma per certi versi è come se fossero una persona sola, "capisco che mio fratello voglia morire, vivo la sua tragedia come lui", dice chiaramente Andrea. E racconta cosa accadeva qualche anno fa, di come ora la situazione stia peggiorando con gli anni, sempre di più. Anche dopo il malore, ricorda Andrea, "mio fratello era capace di guardare la tv, o di ascoltare la musica che suonava lui, il rock o il metal. Ora non più, non ce la fa".

Voi tutti in famiglia, siete d’accordo con Fabio per questa sua scelta?

"Sì. Quella di Fabio – risponde Andrea – ora non è vita. Eppure noi non lo abbiamo mai indotto a fare nulla. E’ sempre lui che ha deciso, fin da quando seppe che non era operabile".

Glielo diceste voi?

"Sì, noi lo sapevamo praticamente da subito. Sarebbe stato una presa in giro, non certo un atto di amore o di affetto, nasconderglielo. Glielo dicemmo quando lui ci chiese: ’ma allora, quando è che mi operano?’"

Tuo fratello, prima del malore, aveva mai affrontato l’argomento?

"Sì. E’ sempre stato uno deciso. Poco prima del malore, aveva detto, confidandosi con una nostra amica: piuttosto che stare su una sedia a rotelle, meglio morire".

Se suo fratello riuscirà a raggiungere la morte che cerca, senza, come pare, che nessuno di voi glielo impedisca, ha paura che qualcuno le possa dire in futuro, ’hai lasciato morire tuo fratello’?

"No, io sono molto tranquillo da questo punto di vista. Io rispetto il pensiero degli altri, se qualcuno non è d’accordo con me, e chiedo che gli altri rispettino il mio. Dico però che a volte è facile parlare da fuori, fuori, dico, da situazioni come quella che da 18 anni viviamo mio fratello e i miei, e poi dire ’io non avrei mai permesso che un mio parente morisse col suicidio assistito’. E’ facile, così. A volte chi si schiera contro l’eutanasia lo fa sulla pelle degli altri. L’unica cosa che è rimasta di poter fare a mio fratello è quella di prendere decisioni. È giusto che lo faccia".

Vi ha chiesto di esaudirgli un desiderio particolare, di recente, a parte quello di morire?

"No"

Quando vi attendete la risposta dell’Asur alla richiesta e alla relazione che avete fatto?

"Il prima possibile".

Voi credete nei miracoli?

"No, io non credo nei miracoli. E nel caso di mio fratello, per cambiare le cose e farlo tornare a camminare, ne servirebbe davvero uno molto grande"

Alessandro Mazzanti