Laboratorio clandestino di tamponi a Pesaro: l’infermiera si faceva passare per medico

I carabinieri hanno sequestrato "Igeapoliclinica": forniva referti senza alcuna autorizzazione e i positivi li invitava solo a chiamare il proprio dottore di base. Faceva pagare i test 60 euro, ma il vero prezzo è di 3 euro

La sede di Igeapoliclinica sull’Adriatica sottoposta a sequestro da parte delle autorità

La sede di Igeapoliclinica sull’Adriatica sottoposta a sequestro da parte delle autorità

Pesaro 4 febbraio 2021 - Sequestrato dai carabinieri un laboratorio analisi per tamponi. Era clandestino, nel senso che aveva alcuna autorizzazione per eseguirli. Si ipotizzano i reati di truffa aggravata ed esercizio abusivo della professione medica. A risponderne è Barbara Cambrini, 50 anni, infermiera, e amministratrice di Igeapoliclinica, con sede in strada nazionale 37 (ex palazzo Confartigianato) e con sede secondaria al civico 85. All’interno vi lavorano oltre dieci medici, che non hanno nulla a che vedere col "laboratorio" finto. Nel sito dell’attività, la Cambrini si definisce specializzata in "pavimento pelvico", col titolo di "fisiatra". Il problema è che Barbara Cambrini è un’infermiera anche se dalle molte risorse. Ha evidentemente capito il momento, e si è lanciata due mesi fa nel business dei tamponi per il covid-19. Ha aperto un laboratorio finto, mai autorizzato da nessuno. Sfornava tamponi rapidi, ma con un’unica differenza rispetto a quelli autorizzati: evitava accuratamente di segnalare all’Asur area vasta 1 la sua attività e l’esito dei tamponi (saranno stati attendibili?). Il positivo lo lasciava andare, consigliandolo di rivolgersi al suo medico di base.

Il focus Tamponi molecolari falsi, poliambulatorio sequestrato a Pesaro

L’Asur area vasta 1 si è accorta per caso dell’esistenza di questo laboratorio intervenendo per un sospetto focolaio alla scuola media don Gaudiano, in piazza Del Monte. Ci sono due prime e una terza in quarantena. All’arrivo dell’Asur per capire se fosse il caso di sottoporre a tamponi i ragazzi, le risposte sono state del tipo: "Lo hanno già fatto privatamente all’Igea". Un nome che al dipartimento prevenzione Asur area vasta 1 non risultava tra quelli autorizzati. A quel punto, si sono fatti portare da uno studente un referto rilasciato dalla "dottoressa" Cambrini, anche lei sconosciuta all’Asur, e solo in quel momento hanno capito di avere a che fare con un laboratorio clandestino. Per questo, l’Asur ha chiamato i carabinieri per segnalare l’incredibile scoperta del laboratorio pirata per analisi a fini covid-19. I militari si sono presentati l’altra sera nelle due sedi, provvedendo alla perquisizione e sequestro sia del poliambulatorio che dei registri e persino del contenuto dei cestini dei rifiuti. Qui infatti, i carabinieri hanno rinvenuto copie dei referti sulla positività delle persone oltre al cotton fioc usato per effettuare i test. Che hanno tutt’altra metodologia di smaltimento.

Ma dagli accertamenti eseguiti sul posto, è emerso che il laboratorio finto eseguisse anche "tamponi molecolari", dal costo di 70 o 80 euro. Alla domanda dove li avesse fatti "processare", a quale laboratorio si fosse rivolta visto che servono attrezzature particolari, la Cambrini ha dato il nome di un laboratorio di Misano, che nel giro di venti minuti ha smentito categoricamente di avere rapporti di lavoro con Igeapoliclinica. In sostanza, il "molecolare" fatto pagare 80 euro era nient’altro che il tampone rapido dal costo di 3 euro. La legge regionale prevede che i laboratori analisi per i test molecolari (ce ne sono 17 nelle Marche), debbano comunicare immediatamente al dipartimento di prevenzione Asur i nomi dei positivi che dovessero emergere dai test. Ed è un obbligo su cui si basa il sistema di tracciamento per isolare i positivi e le persone a loro vicine. Altrimenti, salta il controllo e aumentano i rischi. Per tutti