
di Solidea Vitali Rosati
Un pezzo di Lampedusa è a Pesaro. Un pezzo del dramma vissuto da migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore è stato incastonato davanti all’ingresso del liceo artistico Mengaroni. E’ una mattonella dalla ceramica candida che registra poche parole dal significato struggente. "Non è una una macchia casuale tra il porfido – spiega la preside del Mengaroni, Serena Perugini – ne’ un sanpietrino in attesa di restauro: è una formella “del ricordo”. La prossima settimana faremo l’inaugurazione con gli studenti riuniti per una lezione di educazione civica aperta alla cittadinanza. Vuole rammentare, a chiunque ne colga la presenza, il ragazzo del Mali, ripescato senza vita nelle acque del Mediterraneo, vinto ancora prima che potesse toccare la terra di Lampedusa, morto con la sua pagella cucita all’interno dei vestiti". Bulletin scolaire’, dice la scritta sbiadita, e poi: ‘mathematique’, ‘francais’..., e i voti, accanto.
Nel lucido della ceramica, fatta dal professore Carlo Bertani, uno stampatello verde speranza testimonia la volontà del Mengaroni: "Qui, aspettavamo il giovane del Mali, morto annegato il 18 aprile 2015, portando una pagella sul cuore. Ogni insegnante giusto lo avrebbe accolto". La storia del giovane senza volto è raccontata nel libro “Naufraghi senza volto“ di Cristina Cattaneo, il medico legale che in questi anni si è occupata dei corpi di migranti annegati in mare. Nel libro di Cortina Editore, l’autrice osserva che si trattava di un adolescente: vestito con una giacca e dei jeans. Era privo di documenti, ma nel taschino della giacca, all’altezza del cuore aveva cucito un foglio ripiegato. Per quanto il mare l’avesse consunto, non era però riuscito a cancellare la sostanza. Dai tempi della tragedia i professori del Mengaroni hanno coltivato il progetto alla memoria: "Prima c’è stato il Covid ad impedirci di concretizzare la formella del ricordo – spiegano i professori –. Quando siamo riusciti ad innestare la formella, a febbraio 2023, tra il 25 e il 26 è avvenuto il naufragio di Cutro: con i ragazzi ci siamo trovati insieme per un momento di cordoglio verso le vittime. Abbiamo lasciato un cesto di primule con l’idea di raccontare alla città il significato della formella. Oggi, nei giorni in cui il dramma di Lampedusa è un’immane emergenza, il ricordo del nostro 14enne è ancora più intenso. Dai ritagli di giornali di allora abbiamo colto il suo desiderio: forse pensava che, in Europa avrebbe provato che aveva voglia di studiare, e che sarebbe stato accolto per continuare ad imparare. La nostra scuola, a fronte di tragedie come questa che, ancora oggi, avvengono a poca distanza da noi, vuole dare un segno concreto, un “disturbo” visivo che ci permetta di ricordare, riflettere e tenere dentro di noi la consapevolezza di vivere in un tempo in cui tutto ciò accade, spesso nell’indifferenza dell’abitudine". Perché questa tempistica? "Abbiamo voluto legare l’opera artistica ad un progetto concreto che porterà minori, rifugiati e profughi ad essere accolti nella nostra scuola in un percorso formativo ed educativo estremamente stimolante e inclusivo. Il liceo – spiega la preside – sta stipulando una convenzione con la cooperativa Labirinto per favorire l’accoglienza dei giovani profughi attraverso l’attivazione di laboratori: dove la parola incontra dei limiti, l’arte supera ogni ostacolo".