GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

L’archivio di San Francesco in formato digitale

Ci sono volute quattordicimila scansioni per rendere a portata di mouse il fondo con i manoscritti che partono dal Quattrocento

Da sinistra Bonifazi, Acquabona, Ottaviani e Cioppi

Da sinistra Bonifazi, Acquabona, Ottaviani e Cioppi

Ben quattordicimila scansioni ci sono volute per digitalizzare quasi tutto l’archivio storico del Convento di San Francesco, un fondo con manoscritti che vanno dal Quattrocento fino ai tempi recenti. Il progetto, durato anni, è finalmente finito e tutti i file sono ora accessibili agli studiosi, presto anche online. "Il progetto era partito – spiega l’assessore alla cultura Lara Ottaviani – grazie alla sensibilità dell’assessore Cioppi alcuni anni fa, con la vittoria di 9mila euro a un bando regionale sui 16mila totali (la restante parte coperta dal Comune).

L’intento dell’Amministrazione era evitare la possibile dispersione di un patrimonio eccezionale per la città, già catalogato dalla professoressa Anna Falcioni, e metterlo a disposizione di studenti e storici che fanno ricerca. Resta ancora il 20% dei documenti da digitalizzare, e parteciperemo a un nuovo bando per terminarlo. Ma nel frattempo i files sono già in alcuni hard disk in assessorato, disponibili per la consultazione a tutti coloro che ne faranno richiesta. A breve infine, grazie alla collaborazione dell’ateneo, saranno anche caricati online per cui sarà ancora più immediato visualizzarli.

Tantissimi e diversissimi i documenti passati sotto le mani dell’archivista Massimo Bonifazi, che ha effettuato per l’esattezza 13mila 918 scansioni, da piccole pergamene fino a planimetrie larghe qualche metro: "Ho trovato un archivio unico nel panorama francescano – spiega Bonifazi – con una quantità di documenti seconda solo all’archivio della basilica di Assisi. Il documento più antico, anche se in copia, è del 1286. L’archivio uscì dal convento solo nel periodo napoleonico, per cui questo ha contribuito a farlo arrivare ad oggi con qualche piccola lacuna limitata, anzi ha ricevuto nel tempo alcuni fondi provenienti da altri conventi".

Per le foto si è usato uno scanner planetario a luce fredda che spiana le curvature delle pagine trattando delicatamente i documenti. "Questa iniziativa rientra nella valorizzazione del complesso di San Francesco – chiosa padre Francesco Acquabona –, un luogo di storia e cultura, basti pensare che l’università nasce proprio tra le sue mura nel 1488. La consultazione digitale aiuta gli studiosi e noi frati che non avremmo modo di gestire quotidianamente i tanti studiosi interessati ai nostri documenti. Basti pensare che il Met di New York ci ha chiesto in prestito un libro contabile in cui la madre di Raffaello ordinava dei ceri per una mostra nel 2026".

Conclude Roberto Cioppi: "Il progetto è partito per ridare luce a un fondo archivistico preziosissimo, al quale si affianca anche la biblioteca storica dei frati, in parte dispersa, che meriterebbe analoga attenzione". Ma questa è un’altra storia.

Giovanni Volponi