(Pesaro-Urbino)
La straordinaria avventura della cooperativa Girolomoni, recentemente premiata dall’Unione europea come migliore azienda di trasformazione del biologico col prestigioso "Eu Organic Word", nasce in una stanza senza tetto del decadente monastero dei Girolamini, su un cucuzzolo a Isola del Piano, in mezzo ai lupi. Qui, nel 1977, Gino Girolomoni e sua moglie Tullia Romani decidono di trasferirsi a vivere senza acqua, luce, riscaldamento, col loro primogenito Samuele che aveva appena sei mesi e che di quei primi anni ricorda "la fatica per riparare il monastero, per dissodare la terra, abbandonata da mezzo secolo, per piantare i primi semi. E poi l’impegno del babbo e della mamma per i contadini". Un profeta, Gino, che andava di casolare in casolare per dire agli agricoltori che "bisognava restare qui, ridare dignità alla terra, fare di essa un valore, perché essa ci sostiene e il lavoro doveva essere etico e dare reddito", dice Francesco Fattori, socio agricoltore, uno dei cinquecento affiliati alla cooperativa che produce legumi, cereali, vino, olio extravergine e soprattutto pasta, "lottando anche oggi contro chi vuole aggirare le norme anti ogm". "Valorizziamo i grani antichi – spiega –, semi che hanno una storia come il ‘Graziella Ra’, scoperto da un archeologo che ci ha chiesto di denominarlo con il nome della figlia, trucidata dai nazisti mentre camminava con un cestello in mano che credevano contenesse cibo per i partigiani". Una selezione di pasta, la ‘Graziella Ra’, proteica, opulenta, sapida, molto apprezzata all’estero, dove finisce l’ottanta per cento della produzione Girolomoni.
"Questo premio è dedicato a babbo, mamma e ai tanti soci. Siamo una famiglia. Siamo un ecosistema – afferma Giovanni Girolomoni, figlio di Gino e titolare dell’azienda assieme ai fratelli Samuele e Maria –. Qui produciamo, trasformiamo e commercializziamo con un completo controllo della filiera e un rigoroso rispetto delle regole del biologico". Senza il cui rigore una realtà mondiale come la tedesca Rapunzel non avrebbe dato una spinta determinante per diffondere Girolomoni all’estero. Ma in azienda le radici sono ben piantate nella terra ciottolosa di Isola del Piano, tra pareti calcaree, erba medica e valli immense.
Ci lavora soprattutto la gente del posto. Giorgio Olivieri, 35 anni, geologo, è il pastaio e spiega gli ingredienti di una grande pasta che da queste campagne ha conquistato l’Europa: "Materia prima e lenta essiccazione per mantenere le sostanze nutritive e organolettiche che poi si ritrovano nel prodotto". Dal 2019 c’è anche il mulino che trasforma le farine. Marco Alessandrini a 33 anni fa il mugnaio e vuole sfatare il mito "delle macine a pietra, che scaldano il seme. Qui invece la tecnologia ci aiuta e si macina a temperatura bassissima. Seguiamo tutto noi: dallo stoccaggio alla pulitura, alla bagnatura e alla macina per produrre la semola migliore". C’è anche l’avvocato dei consumatori, a sostenere la causa. "Biologico – spiega Floro Bisello, appena rieletto segretario nazionale di Adusbeff – è una garanzia contro organismi geneticamente modificati e fitofarmaci". Poco distante da pastificio, mulino e locanda, c’è il monastero, che è ancora il cuore pulsante dell’universo Girolomoni. Qui, nella antica chiesa dei monaci, riposano Gino e Tullia, i fondatori, tra pareti di roccia e grandi immagini del vero monte Sinai, che Gino e la sua famiglia individuarono e scavarono nel deserto del Negev, in Israele. "Papà – dice ancora Samuele – andò per vent’anni nel sito di Harkarkom, al seguito dell’archeologo Emmanuel Anati, anche a pregare. Lì Mosé fu chiamato da Dio attraverso il roveto ardente e lì ricevette le tavole della legge, come testimoniano inequivocabili i dodici cippi. Perché per la nostra famiglia, nasce tutto dal cielo".