‘Le Comte Ory’: Hugo de Ana provoca e diverte. Eccellenti Maria Kataeva e Julie Fuchs

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di Lorenzo

Bavaj*

“Le Comte Ory“ – penultima opera scritta da Rossini e rappresentata per la prima volta a Parigi il 20 Agosto 1828 all’Opèra – ha inaugurato la XLIII stagione lirica del Rossini Opera Festival alla Vitrifrigo Arena. Opera comica in due atti in lingua francese accolta entusiasticamente al suo debutto parigino e citando il musicologo Francois-Joseph Fètis: "piena di musica penetrante, incisiva, che impone l’attenzione anche a coloro che non hanno simpatia per essa".

Lo spettacolo è firmato da Hugo de Ana che ne cura, oltre alla regia, anche le scene e i costumi; personaggio notissimo nei teatri italiani e esteri per avere realizzato allestimenti sempre molto originali e molto curati in ogni dettaglio (personalmente ricordo la Turandot, il Sansone e Dalila, Aida allo Sferisterio di Macerata come tre fra i migliori e grandiosi spettacoli realizzati nella storia dell’anfiteatro meceratese). Anche in questa occasione devo dire che le attese non sono state tradite; fin dall’inizio dell’opera e sino alla sua conclusione è tutto un trionfo di colori, movimenti ed avvicendarsi di personaggi singolari che ci riportanto alle atmosfere sospese di spettacoli tipo: "Avanti tutta" di Renzo Arbore e ai raduni del "Gay pride". Sullo sfondo il Giardino delle Delizie di Bosch davanti al quale si muovono, danzano, si agitano un po’ tutti.Il conte Ory nel primo atto travestito da Mosè con tanto di tavole dei comandamenti con lucine led intermittenti; vestito da suora nel secondo atto entra su un monopattino elettrico; la contessa si aggira seminuda nel castello e si ritrova palpeggiata un po’ dal conte e un po’ dal paggio... insomma succede di tutto!

Qualunque sia il giudizio non si può negare che l’allestimento sia veramente originale e sicuramente comico. Le frequenti risate del pubblico lo confermano!!! Sul piano musicale un cast di tutto rispetto su cui svettano due debutti eccellenti: Maria Kataeva, mezzosoprano russo nella parte di Isolier e Julie Fuchs, soprano francese voce della Comtesse, entrambe bravissime e anche scenicamente convincenti acclamate dal pubblico negli applausi finali con sincero entusiasmo.

La conferma di una star internazionale (ed anche nuovo direttore artistico del Rof) come Juan Diego Flòrez nei panni del Comte Ory; sempre molto preciso e impeccabile nel canto con una voce sicuramente più scura del passato ma a mio avviso ancora più bella. Completano il cast Andrzej Filonczyk (Raimbaud), Nahuel Di Pierro (Le Gouverneur), Monica Bacelli (Ragonde), Anna Doris Capitelli (Alice). Il coro del Teatro Ventidio Basso diretto dal M°Giovanni Farina conferma un’ottima preparazione con interventi puntuali e calibrati. L’orchestra è la Sinfonica Nazionale della Rai, uno dei migliori complessi orchestrali che l’Italia può vantare. Un’orchestra molto grande – forse troppo – per questo genere musicale che qualche volta sovrasta il canto nonostante i tentativi del direttore di tenere a bada il suono. Il direttore Diego Matheuz – venezuelano – già noto al pubblico del Rof per avere diretto “Adina” nel 2018 ha la capacità di tenere bene in pugno orchestra e palcoscenico con scelte dei tempi giuste ed equilibrate; qualche volta si perdono i dettagli (dinamiche, fraseggio) ma non saprei dire se è un demerito del direttore o un problema di acustica che, ricordiamolo, non dispone di un teatro di opera ma di un palasport seppure sapientemente attrezzato. In generale una prima degna delle migliori tradizioni (soprattutto a livello di innovazione) e uno spettacolo che vale la pena di vedere.

*Musicista