
In alto lo sguardo assente di Alessandrini, qui il padre e il fratello di Panzieri
"Il tempo è scaduto". È il grido di rabbia del padre di Pierpaolo Panzieri, ieri, all’arrivo in tribunale dell’omicida di suo figlio. Michael Alessandrini, 31 anni, reo confesso dell’uccisione del 27enne Pierpaolo Panzieri avvenuta il 20 febbraio 2023 nell’abitazione della vittima in via Gavelli, è arrivato in tribunale ieri mattina alle 10. Ad attenderlo c’erano i familiari e gli amici della vittima ma anche sua madre.
Si è svolta ieri la seconda parte della discussione iniziata mercoledì scorso con la requisitoria del pm Irene Lilliu e di due dei legali di parte civile. Ieri è stata la volta dell’avvocato Paolo Biancofiore, che ha concluso la discussione delle parti civili e dei difensori di Michael Alessandrini, Salvatore Asole e Cosimo Damiano Cirulli. L’imputato è rimasto per tutta la durata dell’udienza accanto ai suoi difensori in silenzio, spesso a bocca aperta, a guardare il soffitto con lo sguardo perso, a tratti sembrava completamente assente.
Al termine della discussione gli avvocati difensori hanno chiesto che venga riconosciuta la "totale incapacità e al momento del fatto": un’assoluzione, quindi, motivata dalla non imputabilità dell’omicida. Salvatore Asole e Cosimo Damiano Cirulli hanno chiesto, in subordine, la condanna al minimo della pena e che venga applicata in via immediata il ricovero in una Rems, cioè una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato, affetti da disturbi mentali. Inoltre che vengano escluse le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi e della premeditazione e che venga riconosciuta l’attenuante della semi infermità nonché concesse le attenuanti generiche. "Le motivazioni che hanno spinto a uccidere – ha sottolineato l’avvocato Salvatore Asole - sono frutto delle sue patologie ma non certamente della gelosia" di Micheal Alessandrini nei confronti di Pierpaolo Panzieri". "Se noi condannassimo Alessandrini a una pena esemplare – ha sottolineato l’avvocato Cirulli – commetteremmo un errore. Se insistiamo su un profilo afflittivo avremmo fallito, continueremmo a emarginarlo. Mi rimetto alle vostre coscienze".
Il pubblico ministero Irene Lilliu, durante l’udienza della scorsa settimana, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 24 anni di reclusione oltre a 3 anni di ricovero in una Rems (una struttura sanitaria per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e inoltre che venga riconosciuta l’equivalenza tra l’aggravante della crudeltà e il vizio parziale di mente riscontrato nell’imputato. Il pm aveva invece chiesto l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e dell’aver agito per futili motivi.
"La requisitoria del pubblico ministero ha lasciato insoddisfatte le aspettative di giustizia dei genitori di Pierpaolo – ha esordito l’avvocato di parte civile Paolo Biancofiore all’inizio della propria discussione -. Il termine omicidio è riduttivo. Discutiamo del massacro di Pierpaolo Panzieri. La sua uccisione è stata uno scempio che ha lasciato attoniti gli stessi medici legali". L’avvocato ha aggiunto di "non ritenere condivisibile il cambio di rotta, la retromarcia (da parte del pubblico ministero ndr.), nella contrazione da omicidio pluriaggravato a omicidio aggravato solo dalla crudeltà. Rivalità e invidia esistenziale sono il vero e principale movente dell’omicidio e non hanno nulla di patologico".