Lei lascia amante e marito Il primo la perseguita

Condannato un cinquantenne pugliese per molestie e danneggiamento . L’uomo tempestava la donna di messaggi e di telefonate

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di Elisabetta Rossi

Lui, lei, l’altro. Il triangolo amoroso finisce in Tribunale. L’amante sul banco degli imputati, mentre i due ex coniugi si ritrovano di nuovo insieme, ma solo per il processo, nella parte delle vittime. Tutto comincia dalla fine. La fine della storia tra la donna e l’altro, l’amante, un 50enne pugliese, che lei, signora di mezza età, di origini meridionali ma a Pesaro da tanti anni, decide di lasciare dopo poco più di un anno di relazione clandestina, andata avanti tra febbraio 2016 e maggio 2017. Un abbandono che l’uomo non accetta. E pensa di poterla riconquistare. Anche perché lei è in crisi col marito, di 50 anni, col quale ha un figlio. Persino il suo rapporto ufficiale è arrivato al capolinea. Nel giro di poco si separa dal marito. Chiude con lui ma non vuole più saperne nemmeno dell’amante. E a quest’ultimo glielo fa capire in modo chiaro e netto. L’altro però non si dà pace. E le prova tutte fino a superare la soglia del lecito. Comincia a chiamarla di continuo, a tempestarla di messaggi. Le si presenta davanti nei vari posti che la donna frequenta per lavoro o altri motivi. Visite improvvise e soprattutto sgradite per la 50enne che respinge gli approcci dell’ex amante in ogni modo. Quando i due si incontrano, sono scintille. In un’occasione, in un confronto più acceso degli altri, l’uomo arriva addirittura a sfogare la sua rabbia contro l’auto della donna, spaccandole il lunotto. A un certo punto decide di aggiungere altri bersagli alla sua follia amorosa. E prende di mira anche l’ex marito e il figlio di lei. Li tempesta di telefonate e sms. La situazione è insostenibile. Scattano così le querele. Una da parte della donna e l’altra dall’ex marito (difeso dall’avvocato Michela Piermaria). E il cuore infranto si ritrova a processo per stalking e danneggiamento. Per il giudice Lorena Mussoni però la condotta dell’imputato non si può definire stalking. Così ha derubricato gli atti persecutori in molestie e lo ha condannato a 9 mesi di reclusione, attribuendogli anche il danneggiamento del lunotto.