Pesaro, "esportazione illecita del Leonardo". Ma il quadro conteso resta in Svizzera

Condanna per la proprietaria, ‘salvata’ dall’associazione a delinquere

Pesaro, "esportazione illecita del Leonardo". Ma il quadro conteso resta in Svizzera

Pesaro, "esportazione illecita del Leonardo". Ma il quadro conteso resta in Svizzera

Pesaro, 11 marzo 2017 - Nessuna associazione a delinquere, nella vicenda del quadro di ‘Isabella d’Este’ attribuito a Leonardo da Vinci. Così Emidia Cecchini, detta Bibi, la proprietaria del dipinto conteso tra Italia e Svizzera, è stata condannata l'altroieri per la sola esportazione illecita di opere d’arte con più di 50 anni di età. Un anno e 2 mesi di reclusione, la pena decisa l'altroieri dai giudici del collegio del Tribunale di Pesaro (presidente Stefano Marinelli, a latere Elisabetta Morosini e Paolo De Luca) dopo neanche un’ora di camera di consiglio. Stessa condanna anche per l’altro imputato, l’ex poliziotto Mario Seri (difeso dall’avvocato Paolo Seri).

I pm Maria Letizia Fucci, Monica Garulli e Valeria Cigliola avevano chiesto 3 anni e 6 mesi per Bibi e 3 anni e 4 mesi per Mario Seri. È caduta quindi l’accusa più pesante su cui la Procura aveva costruito l’intero impianto accusatorio. Questo significa che il semplice reato di esportazione illecita si prescriverà entro la fine di quest’anno, per cui in appello ci sarà l’assoluzione dell’imputata. Rimane la confisca del bene, acclarata anche dalla Cassazione. E la Svizzera ha aderito alla convenzione sull’esecuzione delle confische. Che poi voglia rispettarla sarà tutto da vedere. Anzi, la probabile mancata condanna della proprietaria in appello per l’intervenuta prescrizione del reato allontana per sempre il dipinto dall’Italia.

Ma il processo non è riuscito a chiarire in modo definitivo se l’autore sia Leonardo. I pm hanno riportato le parole del professor Pedretti sull’opera: «Non esito a riconoscere la mano di Leonardo – ha scritto Pedretti – sul volto di Isabella. Il resto è stato fatto da suoi botteganti. Servono altri esami». Ma quello che è stato di sicuro stabilito durante il giudizio è che, dall’esame dei pigmenti, il dipinto è databile tra il 1460 e il 1650 ed è quindi compatibile con l’epoca del genio toscano. «Ma anche se non fosse di Leonardo – hanno spiegato i pm nella loro requisitoria – quella tela ha più di 50 anni e una valenza culturale. Requisiti che richiedono un’autorizzazione per la libera circolazione. Autorizzazione che la Cecchini non ha richiesto, portando il quadro in Svizzera per venderlo».

«La tela è sempre stata in Svizzera – hanno detto gli avvocati Garaventa e Bora - e la nostra cliente aveva bisogno di soldi». La vendita, se non fossero arrivati gli uomini della Guardia di Finanza, avrebbe fruttato a Bibi 130 milioni di euro. «Ora ci prepariamo per l’appello – spiega Garaventa –, noi puntiamo all’assoluzione. Per ora è finita in parità. E comunque il quadro è ancora in Svizzera». «Sono soddisfatta – ha detto la Cecchini comparsa solo dopo la lettura del verdetto – stavo male, ma ora sono guarita».