GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

L’esercito dell’Aita si allarga alla Spagna. Questa sera il grande scontro al Mercatale

Gianluca Ceravolo, capitano dei Blu: "Forse ogni anno avremo giocatori da Cadice. Lo scontro è duro, ma siamo tutti amici".

L’esercito dell’Aita si allarga alla Spagna. Questa sera il grande scontro al Mercatale

Gianluca Ceravolo, capitano dei Blu: "Forse ogni anno avremo giocatori da Cadice. Lo scontro è duro, ma siamo tutti amici".

Al gioco dell’Aita di questa sera ci sarà per la prima volta anche una “guarnigione“ spagnola. Il coordinatore della macchina che sta dietro alla rievocazione di questa competizione a metà tra una lotta e un gioco, nata per allenare le truppe in tempo di pace, è Gianluca Ceravolo, che festeggia i 10 anni da giocatore.

Come avete trovato la compagine iberica?

"Andando in Spagna ogni tanto per lavoro, ho conosciuto un collega fisioterapista che come me pratica ju jitsu e praticava rugby. L’ho invitato e lui ha invitato a sua volta alcuni ragazzi. Per noi è un grande piacere giocare assieme, abbiamo stretto una grande amicizia, in questi giorni sono persino ospiti a casa mia".

Si va verso un gemellaggio?

"L’idea c’è. Potrebbero venire ogni anno cinque o sei giocatori da Cadice".

Hanno imparato facilmente il regolamento?

"Sì. Non è difficile: per fare punto bisogna prendere la bandiera della squadra avversaria, posta a due metri e settanta centimetri di altezza. Ma essendo un gioco marziale bisogna impedire agli avversari di avvicinarsi alla bandiera tramite placcaggi, spinte e dominanza dell’avversario".

Cosa è proibito?

"Pugni, calci, gomitate, ginocchiate. Non si può colpire il collo o la testa, a pena di espulsione. Mentre si può mandare “in pausa“ un avversario spingendolo fuori dalle linee laterali o dentro le due piscine piene d’acqua. Ci sono sette arbitri in campo a valutare tutto".

Quali sono i tempi?

"Due da 22,5 minuti con un quarto d’ora di pausa: un’ora in totale. Quando si fa punto i giocatori espulsi tornano e si gioca in 13 contro 13".

Avete delle riserve?

"Sì, la rosa è di 18 per squadra, per consentire dei cambi volanti. Il capitano dei blu, i nobili, sono io mentre i gialli (popolani) sono guidati da Simone Paolucci".

Il gioco è stato adattato alla modernità?

"Sì, un tempo venivano utilizzate anche armature, mazze e guantoni, ed erano consentiti calci e pugni. Sicuramente non più proponibile così".

Oggi c’è un clima di fair play…

"C’è molto rispetto tra di noi: siamo tutti amici, rugbisti, ex rugbisti o praticanti di arti marziali che ci alleniamo insieme durante l’anno".

Da dove provenite?

"Per la maggior parte dal territorio di Urbino e dalla zona del Montefeltro; ci sono alcuni dalla Toscana e dalla Romagna, oltre alle new entry spagnole".

Le prospettive per il futuro?

"Mi auguro che si avvicinino sempre più giovani urbinati. È una tradizione che rappresenta le nostre radici".