L’Europa assolda Urbino contro le fake-news

L’Università in prima linea per studiare il fenomeno. Finanziamento da 400mila euro per un team di ricerca, collaborazioni con altri atenei

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Urbino e la sua università in prima linea nella lotta alla disinformazione: l’Unione Europea ha investito 7 milioni di euro nel progetto Vera.ai (VERification Assisted by Artificial Intelligence) supportato dal programma Horizon Europe Framework Programme a sostegno di ricerca e innovazione. Sarà un team coordinato da Fabio Giglietto, professore associato di Internet Studies al Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali a disporre di 400mila euro quale partner del progetto assieme ad altri 14 tra atenei, redazioni giornalistiche ed enti di ricerca internazionali. La partecipazione si inquadra nelle attività del programma di ricerca Mapping Italian News (mine.uniurb.it) che da anni studia i tentativi di manipolare l’opinione pubblica attraverso i social media collaborando con Facebook (ora Meta), agenzie di fact-checking come Facta e organismi come Open Society Foundation e Bill and Melinda Gates Foundation.

Professor Giglietto, se l’UE impegna così cospicue risorse significa che il problema della disinformazione è davvero così urgente da minacciare l’intero sistema democratico?

"Ricercatori, piattaforme di social media, professionisti dell’informazione e istituzioni convengono sull’esistenza di questa minaccia" afferma Giglietto.

"L’esistenza di costanti tentativi di manipolare l’opinione pubblica non è in discussione. Misurare l’efficacia di questi tentativi è invece complicato da una tradizionale scarsa trasparenza delle piattaforme. Durante le fasi critiche della crisi pandemica abbiamo potuto tutti vedere come il contesto di legittima incertezza sia stato sfruttato per diffondere scetticismo e paura. Questo clima ha condotto a politiche di obbligo che sono state aspramente criticate spesso proprio da chi aveva contribuito a minare in primo luogo la credibilità delle istituzioni".

Che scopo si prefigge chi diffonde fake news?

"Di solito le motivazioni sono ideologiche o economiche. Talvolta le due motivazioni sono ibridate. La ricerca dell’attenzione accomuna i due approcci perché solo raggiungendo le persone con i propri messaggi si può sperare di convincerli. In questi giorni di campagna elettorale stiamo ad esempio studiano il fenomeno delle pagine religiose usate per veicolare contenuti informativi fuorvianti".

Quale sarà il ruolo del suo team?

"Sarà responsabile di un pacchetto di lavoro che sfrutta gli strumenti sviluppati nel corso di questi anni dal programma di ricerca Mapping Italian News (mine.uniurb.it) per rilevare la presenza di contenuti e narrazioni (contenuti diversi che raccontano la stessa storia) problematici sui social media. La peculiarità del nostro approccio (motivo per cui siamo stati invitati a far parte del consorzio) consiste nel guardare alle forme di coordinamento fra soggetti apparentemente autonomi piuttosto che alla veridicità dei singoli contenuti. I nostri studi dimostrano infatti che specifici comportamenti coordinati caratterizzano le fonti di informazione falsa o ingannevole".

Tiziano V. Mancini