Lezione sull’onestà: parla Nicola Gratteri

Sigillo d’Ateneo per il magistrato super-scortato, in prima linea contro la malavita organizzata. Ad ascoltarlo tanti universitari

Fa un certo effetto sentir dire a un magistrato che se fosse nato "in un’altra casa, quella di una famiglia di mafiosi" non sarebbe diventato un uomo di giustizia, ma un mafioso a propria volta. Fa un certo effetto soprattutto se il magistrato che pronuncia tali parole è uno dei più in vista nella lotta alle mafie. Eppure, ieri, di fronte alle centinaia di persone presenti nell’Aula magna del Polo “Volponi“ dell’Università di Urbino, Nicola Gratteri non si è nascosto dietro al ruolo che riveste da anni e ha ammesso di "essere salvo solo perché nato in una famiglia umile ma onesta. I miei genitori mi hanno insegnato l’educazione, il rispetto degli altri e delle regole".

Il procuratore della Repubblica di Catanzaro era in città proprio in virtù del suo lungo lavoro, per ricevere il Sigillo d’Ateneo di cui l’Università Carlo Bo ha deciso di insignirlo. "C’è un filo rosso che lega l’attività di Gratteri con quelle che svolgiamo da noi – ha spiegato il magnifico rettore, Giorgio Calcagnini –. Il nostro compito principale è la formazione e la stessa cosa la porta avanti anche lui, cambiando un paradigma che vedeva la repressione come strumento principale per combattere la malavita: nel tempo, ci siamo resi conto di come sia importante fornire ai giovani gli strumenti per difendersi da un sistema sempre più complesso".

Laureato in Giurisprudenza all’Università di Catania, due anni dopo Gratteri entrò in Magistratura "compiendo un percorso che lo condurrà ad affrontare in prima linea i fenomeni di corruzione. Sin dagli esordi ha delineato un itinerario a cui è rimasto fedele: coordinare indagini condividendone con gli altri soggetti della Procura difficoltà e successi", si legge nelle motivazioni del conferimento. Durante la propria carriera è stato procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria, membro della task force per l’elaborazione di proposte in tema della lotta alla criminalità organizzata e presidente della Commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie. Nel 2021 ha cominciato il secondo mandato come procuratore della Repubblica di Catanzaro. Numerose le operazioni a cui ha partecipato, che hanno portato a condanne di mafiosi, interruzioni di narcotraffici e alla scoperta delle ramificazioni ‘ndranghetiste in Lombardia: per tutto ciò, vive sotto scorta dal 1989.

"Tuttavia, quando posso, prendo delle ferie per girare tra i giovani, spiegando la non convenienza a delinquere. Da 20 anni scrivo saggi con il professor Antonio Nicaso, ma ne abbiamo impiegati 15 per rispondere a una domanda: come mai, in Europa, nel 1700-’800 c’erano i ladri di polli, ma in Italia si sono organizzati, dando vita alla mafia, mentre nel resto del continente sono rimasti ladri di polli? La vicenda l’abbiamo ricostruita negli Archivi di Stato, scoprendo anche che tra i primi casi in cui la “picciotteria“ fu riconosciuta come interlocutore dalla società, in Calabria, fu coinvolto Francesco De Stefano, avo dei De Stefano ‘ndranghetisti che ora controllano Reggio Calabria e metà di Milano".

In un’ora di lectio, Gratteri ha riassunto la storia segreta della ‘ndrangheta, rimarcando le differenze tra le mafie italiane, ma sostenendo, allo stesso tempo, che i mafiosi abbiano tutti dei tratti in comune: "Non hanno onore, uccidono alle spalle, raccontano bugie e approfittano della debolezza degli altri. Essere mafioso è una filosofia di vita, un modo di pensare, un modo di agire. Oggi, parlare con i ragazzi è importante come eseguire un’indagine antimafia, e dobbiamo farlo attraverso il loro linguaggio: se siamo credibili, ci ascoltano. Ai giovani dico di studiare, è la vostra unica arma di riscatto e la vostra unica possibilità per non essere fagocitati dagli adulti".

Nicola Petricca