
L’icosaedro collassato, ancora pochi giorni e avrebbe fatto 20 anni esatti
Anche i monumenti non sono eterni. Almeno quelli in legno. È crollato alcuni giorni fa il grande icosaedro, la scultura che dà il benvenuto a chi giunge a Urbino (e l’addio a chi va) dal centro della rotatoria della Croce dei Missionari. La causa? Gli acciacchi dell’età: ben vent’anni di vita, anche troppi per un materiale non molto resistente come il legno lamellare di cui è composta.
Il solido platonico infatti è stato inaugurato proprio due decenni fa, era l’11 giugno 2005; presidente della Provincia (ente proprietario della rotatoria) era Palmiro Ucchielli, sindaco Franco Corbucci e presidente dell’Accademia Vittorio Sgarbi. Fu proprio in seno all’istituto artistico, diretto all’epoca da Umberto Palestini, che si sviluppò l’idea dell’icosaedro vuoto, portata avanti dal professor Pino Mascia. Il solido, tratto dal trattato “De Divina Proportione“ di Luca Pacioli, fu curato da Mascia e Sandro Petromilli, mentre il taglio e l’assemblaggio dei pezzi fu della ditta Pasquini di Fermignano. Vent’anni fa, forse anche perché l’incrocio era sempre stato vuoto, l’opera fu accolta da commenti discordanti, ma nel tempo è diventato familiare a tutti gli urbinati, un simbolo del Rinascimento che fa di quella rotonda non una qualsiasi rotonda con un monumento nel mezzo, ma un biglietto da visita della città, come disse anche il critico d’arte Philippe Daverio quando venne in visita a Urbino.
Ma il crollo di questi giorni era un epilogo annunciato: "Già nel 2005 – ci racconta Pino Mascia – si era indecisi sul materiale, tra acciaio corten e legno, con costi quasi identici. Il primo, con garanzia di lunghissima durata, il secondo più “caldo“ e filologico. Prevalse la seconda corrente, sostenuta anche da Sgarbi, ma purtroppo il legno per durare a lungo deve essere mantenuto in maniera certosina e con frequenti interventi. In vent’anni, mi risulta sia stato verniciato una sola volta. È già tanto che abbia retto così a lungo". La realizzazione della rotonda fu fatta grazie a due sponsor, il consorzio Terra Bio e il caseificio Val d’Apsa, coi quali la Provincia stipulò un accordo per la manutenzione ordinaria, che però riguarda solo il verde. Di conseguenza, l’icosaedro è stato abbandonato a sé stesso.
Per Mascia, purtroppo non c’è soluzione per salvarlo: "Il poliedro non è recuperabile: le rotture e gli sfaldamenti sono troppo profondi; è giunto al termine della sua durata. Se la città e la Provincia hanno intenzione di mantenere quel tipo di monumento in quel luogo, come spero, l’unica via è farlo in corten. Personalmente, mi sono già informato presso una ditta, offrendo il mio disegno". Insomma, un progetto già c’è; a breve ci sarà anche un preventivo che potrà fare da base per gli sponsor, attuali o nuovi, che potranno sostenerne il costo affinché la rotonda della Croce torni ad avere un bel biglietto da visita per la città.
Giovanni Volponi